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Il serial killer Donato Bilancia è morto di Covid in carcere

L’assassino dei treni, che terrorizzò Piemonte e Liguria dall’ottobre 1997 all’aprile 1998, stava scontando 13 ergastoli per 17 omicidi. Fu incastrato da un passaggio di proprietà non formalizzato e dalla testimonianza di una transessuale scampata alla sua furia omicida.

Il serial killer Donato Bilancia, condannato a 13 ergastoli per diciassette omicidi e a 16 anni per un tentato omicidio, è morto per Covid a 69 anni nel carcere Due Palazzi di Padova. I delitti attribuiti a Bilancia sono avvenuti tra il 1997 e il 1998, tra la Liguria e il Piemonte. I primi anni di detenzione Bilancia li scontò nel carcere genovese di Marassi, per poi essere trasferito a Padova negli ultimi anni.

Nel giro di sei mesi, alla fine degli anni Novanta, Bilancia aveva terrorizzato l’Italia con con i suoi omicidi. Il “serial killer delle prostitute”, come era stato soprannominato, colpiva anche sui treni, apparentemente in maniera casuale: sceglieva le vittime affidandosi alle circostanze e le freddava senza pietà. A lui sono attribuiti 17 omicidi avvenuti tra l’ottobre del 1997 e l’aprile del 1998. Per questa scia di sangue stava scontando 13 ergastoli e 16 anni per un tentato omicidio. Nato a Potenza nel 1951, venne arrestato nel 1998 tradito dall’auto usata per alcuni suoi spostamenti, dalla mancata formalizzazione di un passaggio di proprietà, dalle multe per il mancato pagamento dei pedaggi autostradali. Fondamentale però fu anche la testimonianza di Lorena Castro, la trans sopravvissuta alla sua furia omicida.

Un assassino mai pentito

Bilancia non si era mai pentito degli omicidi, ma aveva comunque cominciato un percorso di “recupero” che lo portò a conseguire un diploma e ad iniziare a studiare per laurearsi. Questo comportamento gli consentì di ottenere un permesso per uscire dal carcere nel 2017, dopo 20 anni di detenzione: si recò scortato sulla tomba dei genitori a Nizza Monferrato (Asti). Un successivo permesso gli fu invece negato perché ritenuto un soggetto ‘ancora pericoloso’. Bilancia aveva chiesto al Tribunale di sorveglianza di Padova di far visita a un bambino di otto anni con sindrome di Down, al quale aveva deciso di devolvere parte della sua pensione. Ma i magistrati negarono la possibilità, in considerazione del fatto che non si era mai ravveduto dei suoi crimini.

La “carriera criminale” di Bilancia era iniziata con piccoli furti e rapine, costellata dal vizio del gioco d’azzardo e dall’assidua frequentazione di bische. Le prime vittime di Bilancia nel 1997 sono proprio due biscazzieri: Giorgio Centanaro, soffocato, e Maurizio Parenti ammazzato assieme alla moglie. Seguono omicidi a scopo di rapina (i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria, e i cambiavalute Luciano Marro e Enzo Gorni). Fu la volta anche di un metronotte, Giangiorgio Canu. Poi la lunga serie di prostitute ammazzate, una mattanza alla quale scampò la trans Lorena, che fornì un identikit e la descrizione della Mercedes nera. Bilancia divenne ancor più terrorizzante quando iniziò a scegliere le sue vittime sui treni in maniera del tutto casuale. L’assassino, uno dei più spietati della storia criminale d’Italia, il “mostro della Liguria”, fu arrestato il 6 maggio del 1998. Dopo pochi giorni confessò gli omicidi.

 

 

Fonte: agi.it

Redazione OSAPPoggi

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