Noi cappellani ci sentiamo padri di tutti e nessuno viene escluso dal nostro sguardo di azione pastorale. Siamo dei punti di riferimento per le nostre amministrazioni, ma siamo anche la coscienza critica costruttiva, di coloro che conoscono bene, attraverso la lunga esperienza, le dinamiche delle nostre carceri e le vorrebbero migliorare anche con il loro piccolo e pur prezioso contributo”. Con queste parole, don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane, ha aperto ieri la due giorni dedicata a questa categoria, che ha svolto venticinque anni di servizio presso gli istituti di pena italiani. Legati e pienamente inseriti nelle comunità territoriali, si sono fatti portavoce delle diverse realtà ecclesiali, cerando di far conoscere il carcere, sensibilizzare istituzioni, privato sociale, promuovere la solidarietà, entrare nel vivo di quella dinamica che lavora per prevedere uscite di sicurezza dal sistema penale quando ciò può assicurare al meglio il recupero del condannato.
Incontro con il ministro della Giustizia e le onorificenze
Il programma della giornata è iniziato con l’incontro con il guardasigilli, Alfonso Bonafede, presso la sede del Ministero della Giustizia. Nell’occasione monsignor Grimaldi ha guidato il gruppo dei cappellani “storici” raccontando le “difficoltà, gli ostacoli, le incomprensioni e le chiusure” incontrate negli anni. “Ma noi – ha detto il sacerdote – per il bene dei nostri fratelli più poveri e abbandonati, siamo stati fermi e con la forza della fede, siamo rimasti vigilanti sul campo di battaglia”.
La pandemia e le polveriere di rabbia
Non è mancato il riferimento al periodo più duro dell’anno: “In questi mesi di pandemia – ha spiegato monsignor Grimaldi – abbiamo vissuto, unitamente a tutti gli operatori, il dramma delle nostre carceri, le violenze che si sono consumate dietro le sbarre; inostri istituti sono diventati delle vere polveriere di rabbia e sono emersi certamente i limiti delle nostre strutture”
Crediamo nella rieducazione
“Grazie perché voi sapete guardare dentro il cuore delle persone. Anche dentro quelli più duri. Riuscite a far vedere una prospettiva e un futuro anche a coloro che pensano di non averne più”, ha sottolineato il ministro della Giustizia, salutando e ringraziando i presbiteri ai quali ha donato un attestato per i tanti anni spesi al servizio delle persone private della libertà. “Noi crediamo nella rieducazione”, ha aggiunto il Guardasigilli, “nella possibilità che i detenuti possano tornare a provare la magnifica sensazione dell’onestà. Laicità e fede lavorino insieme per dare una vita migliore a tutti i cittadini, anche a coloro che hanno commesso degli errori”. All’incontro hanno preso parte anche Bernardo Petralia, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e Gemma Tuccillo, capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC). Nel ringraziare le autorità, i quattordici cappellani presenti hanno fatto riferimento alla professionalità e all’umanità dimostrata dagli agenti di Polizia penitenziaria.
Diritto alla speranza
L’ispettore generale ha definito in passato e nel presente “non facile” il “delicato servizio come cappellani. Ma – ha aggiunto – siamo grati al Signore, perché ci ha scelto e ci ha dato la pazienza degli agricoltori, che con fiducia hanno seminato la speranza nel cuore dei molti disperati. Perché a nessuno possiamo negare il diritto alla speranza”. “Le nostre carceri, oltre ad accogliere uomini di mafia e delle diverse organizzazioni malavitose, è pieno di poveri, di uomini e di donne che non sanno difendersi, non hanno voce; pieno di innocenti – ha ricordato monsignor Grimaldi – che credono nella giustizia ed attendono di essere scagionati; di circa ventimila immigrati che affollano i nostri istituti”. Nel pomeriggio la delegazione ha partecipato alla Messa presieduta da Mons. Stefano Russo, segretario della Conferenza episcopale italiana, presso la Casa circondariale di Regina Coeli.
L’Udienza generale e l’incontro con Papa Francesco
Oggi, il momento clou con la partecipazione all’udienza generale. “L’incontro con il Papa è stato un momento bellissimo”, ha raccontato don Grimaldi al termine. “Il tema di oggi è stato la Preghiera e la forza del nostro servizio e del nostro ministero è proprio ancorato nella preghiera. Il Santo Padre ci ha incoraggiato. ‘Andate avanti perché il vostro servizio è importante’ e ha aggiunto: ‘Dite sempre ai nostri fratelli detenuti che Dio perdona tutto’”.
fonte: vaticannews.it