C’è un mondo parallelo popolato da una umanità dolente, persone private della propria libertà, che scontano una pena.
Poi ci sono i Poliziotti Penitenziari che sebbene perennemente sotto organico con fatica e dedizione ogni giorno svolgono al meglio la loro missione nel rispetto della legge, quella dello Stato e quella umana.
E’ il carcere, un mondo in miniatura, dove, come accade «fuori» si commettono reati e conseguentemente si svolgono indagini.
Ad Asti, il carcere di Quarto è classificato ad Alta sicurezza, ospita detenuti di «spessore» legati alle organizzazioni mafiose, alcuni con «fine pena mai». Qui in meno di due mesi la Polizia Penitenziaria ha sequestrato una trentina di micro cellulari. La maggior parte era nascosta in luoghi «comuni», frequentati da diversi detenuti per cui è risultato difficile capire a chi appartenessero. Altri erano in posti «strategici», segnalati al Dipartimento e alla Procura, uno era nel tubetto di una crema. Il ritrovamento non è stato casuale, ma frutto di un costante monitoraggio e un controllo che parte dai colloqui e si snoda all’interno dell’istituto.
Responsabile della sicurezza è il Comandante Alessia Chiosso che coordina le attività investigative interne. Tutte le indagini vengono condotte sotto l’egida della Procura. Essendo la maggior parte dei detenuti legata alle organizzazioni mafiose, i cellulari diventano pericolosi come le armi, permettendo di comunicare con l’esterno.
Durante alcune perquisizioni nelle celle sono stati inoltre sequestrati, coltelli, chiavette usb, schede telefoniche, hashish.
Massima attenzione viene fatta ai droni, un’altra nuova emergenza comune a diversi istituti di pena; ai pacchi che arrivano; alle attività che vengono svolte. Spesso in aiuto ai Poliziotti ci sono i cani. Il carcere di Asti fornisce «unità cinofile», cani addestrati e Poliziotti formati in tutt’Italia. E i cani, valore aggiunto, provengono dai canili.
Fonte: lastampa.it