Nelle carceri di alcune regioni italiane si registra «un alto tasso di non partecipazione alla campagna vaccinale». Lo denuncia la Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà.
Nelle carceri di alcune regioni italiane si registra «un alto tasso di non partecipazione alla campagna vaccinale». Lo denuncia la Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà secondo cui «appare evidente la necessità di un’adeguata campagna d’informazione tra la popolazione carceraria».
Il Portavoce della Conferenza dei Garanti, Stefano Anastasìa, al termine dell’assemblea che si è svolta in modalità telematica ha dichiarato: «In carcere c’è bisogno di un’adeguata informazione da parte dei servizi sanitari interni».
La situazione, infatti, si mostra a macchia di leopardo. In alcune regioni, come la Lombardia, la campagna vaccinale è iniziata sia tra le persone detenute che tra il personale della polizia penitenziaria, in altre ancora no. Nel Lazio, si spiega, l’assessorato alla Sanità ha scelto di utilizzare il vaccino della Johnson & Johnson, disponibile da aprile, per semplificare le procedure, in quanto non è necessaria la seconda somministrazione. In Veneto un terzo della popolazione carceraria non vorrebbe vaccinarsi. Anche in Sicilia la percentuale di astensioni sarebbe intorno al trenta per cento.
La situazione dei positivi al virus nelle carceri italiane «è preoccupante ma non allarmante». Nel corso della riunione sono emerse anche altre problematiche come la difficoltà della didattica a distanza, a causa della mancata validazione, per ragioni di sicurezza, da parte del ministero della Giustizia delle piattaforme messe a disposizione dal ministero della Pubblica istruzione. Infine, il Garante della Calabria, Agostino Siviglia, ha riferito dell’imminente apertura di una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) per quaranta ospiti, mentre è stabilito che le Rems dovrebbero essere pensate per un massimo di venti posti.
Fonte: mattinopadova.gelocal.it