di LEO BENEDUCI
Lo si sa che c’è chi sente ma non vede e chi invece vede ma non sente.
Non mi riferisco, ovviamente, ai sensi fisici ed è per questo che in tale acrobatica evenienza, tutt’altro che remota, la proprietà commutativa non vale (cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia) perché l’algebra delle istituzioni (Ministero e Dap) non coincide con la geometria delle loro azioni.
Semplifico il discorso.
La Ministra “sente” che c’è un problema impellente nelle carceri e per la Polizia Penitenziaria, lo ha affermato persino in Parlamento e ne ha parlato (invero assai poco, delegando il tutto al sottosegretario Sisto che ha fatto ancora di meno) con i Sindacati, ma “non vede“ come si muove il Dipartimento, che le carceri e la Polizia Penitenziaria gestisce e che, invece e a sua volta, vede cosa succede ma non vuole sentire.
Il Dap, nelle proprie consultazioni informali, nell’agire sempre per l’oggi e mai per il domani si dimostra da tempo impermeabile ad ogni sollecitazione.
Si sarà che alcune cose spettano alla politica e non all’Amministrazione, ma non è così!
Essì che la conoscenza, frutto dell’esperienza, non dovrebbe difettare al Dap nonostante la discontinuità dei vertici, per il tanto, troppo, accaduto e che accade ancora; ad esempio a Torino anni fa c’è stato un drammatico omicidio-suicidio in carcere, ad Asti un collega ha appena perso una gamba per lo scriteriato arruolamento di un PITBULL.
Le due vicende hanno un denominatore comune non solo geografico, ma in questo caso, oltre a non vedere e a non sentire neanche ci si ricorda.
Ed allora come si fa a negare che siamo SENZA AZIONE amministrativa normativamente orientata?
Le priorità istituzionali per il “buon andamento” sono diventate le sospensioni dal servizio, i procedimenti disciplinari ai poliziotti, procedure esecutive, e poi ancora inchieste sui poliziotti, rimozioni dagli incarichi….tutto il resto è relativo, purché i garanti non parlino e non scrivano…sui giornali.
Infinite tutele, non necessariamente gratuite, per i detenuti: associazioni, direttori, amministrazione, magistrati di sorveglianza, magistratura ordinaria, corte europea, garanti in ogni angolo e che ni è ha più ne metta e ancora avete bisogno di dare la colpa ai Poliziotti Penitenziari per poi “massacrarli”.
Anzi, forse e più propriamente: non potete fare a meno della Polizia Penitenziaria per nascondere le responsabilità vere, del disastro!
Qualche diottria in più? No?
I Direttori lavorano senza un loro contratto e quindi il loro ACCORDO con l’amministrazione non c’è e possono permettersi di dire (come hanno fatto) che nelle sedi di reggenza non hanno l’obbligo di reperibilità.
Quindi un Direttore che ha – come tutti – tre istituti può in caso di eventi critici stare a casa con l’alibi dell’ubiquità.
Tanto non c’è un codice disciplinare e quindi va esente da responsabilità.
Viceversa, dal Comandante al Poliziotto di trincea, ci sono commissioni disciplinari e i procedimenti penali.
E che dire poi del nuovo regolamento di servizio del Corpo che il legislatore ha delegato al Governo.
E’ in un cassetto, magari della stessa scrivania su cui giace la irrituale e innovativa proposta per il servizio cinofili.
Va ammodernato dopo la tragedia di Asti! Va ammodernata la Polizia Penitenzia: “Sicurezza e Trattamento” “Legalità e Reinserimento Sociale”, ne vanno potenziate le attribuzioni previste e volutamente non fatte esercitare, non distruggendone l’anima e il senso dello Stato, tra avvocati e minacce, paure e certificazioni sanitarie per le botte ricevute, perché i detenuti dal carcere prima o poi escono.
Magari interdiciamo ai pitbull il servizio, come avviene nella polizia di Stato che ha una “ rigorosa e precisa selezione dei quadrupedi” e, nel contempo, interdiciamo agli incompetenti reiterati la potestà di interferire sulla vita e sul lavoro di centinaia e centinaia di essere umani.
E’ in grado la Ministra, di som-ministrare una cura adeguata? Sarebbe importante saperlo prima possibile perché il tempo dello “ZITTI E BUONI” è terminato.
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