Poco dopo le 13 nel cortile del Tribunale penale di Roma, a Piazzale Clodio, hanno suonato decine di campanelli. Pochi metri più in là i capi degli uffici giudiziari erano in attesa di incontrare il medico competente e il responsabile per la sicurezza sulla gestione dell’emergenza sanitaria. Vertice al quale però i rappresentanti dei lavoratori non erano stati invitati.
Così i dipendenti del Tribunale, sia civile che penale, si sono ritrovati nella Città giudiziaria per un flash mob, nel rispetto della normativa anti-contagio, di protesta per la mancata convocazione, ma anche per denunciare l’inadeguatezza delle misure di prevenzione e contenimento della pandemia nei palazzi di Giustizia.
Le misure di sicurezza, denunciano i dipendenti, sono scarse e inadeguate: le mascherine chirurgiche sono in esaurimento; le mascherine FFP2, necessarie per le udienze, per il carcere e per il personale che fa servizio di sportello al pubblico (praticamente tutte le cancellerie e segreterie giudiziarie) non disponibili; i controlli con i termo-scanner non sono presenti in tutti gli ingressi; le regole stabilite per le udienze – distanziamento e mascherine – sono spesso disattese e magistrati e avvocati, ma anche i testimoni, i periti e il pubblico, si trovano in aule e spazi inadatti a svolgere il lavoro in sicurezza.
Bocciati anche gli applicativi utilizzati per celebrare le udienze a distanza, con reti di connessione inefficaci e protocolli per la gestione dei casi confusi. Inadeguata anche, a sentire la denuncia di cancellieri e assistenti giudiziari, la sanificazione e le dotazioni per un efficiente smart-working.
Chi frequenta quotidianamente le aule di giustizia e le cancellerie parla di un susseguirsi di casi di positività, e “nonostante ciò il personale giudiziario con l’abnegazione già ampiamente dimostrata, continua ad essere presente e ad assicurare i servizi ordinari, non solo essenziali”. Tuttavia, è la denuncia cui si è voluto dar voce con la protesta dei campanelli simbolicamente suonati a ricordare l’inizio delle udienze, “è stanco di essere ignorato dalle Istituzioni cui è affidata l’organizzazione della Giustizia”.
Fonte: agi.it
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