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L’Asinara verrà liberata dagli animali introdotti all’epoca del carcere

AGI Oltre 190 cavalli allo stato brado, razza sardo-anglo-araba, più di 1.700 capre, almeno 700 ibridi di cinghiale-maiale, eredità dell’epoca carceraria, così come una cinquantina di gatti ormai inselvatichiti, erano considerati troppi per l’ecosistema della piccola isola dell’Asinara, nel Nord Sardegna.

Sono specie alloctone che, a causa della loro prolificità, minacciano uccelli, serpenti e piante mediterranee o endemiche. Frenata dal lockdown primaverile per l’emergenza Covid, non si è fermata la campagna di eradicazione, allontanamento o sterilizzazione delle specie ‘aliene’, promossa dal Parco nazionale dell’Asinara nell’ottobre 2019 con finanziamenti europei e ora arrivata a metà strada.

Cavalli

La popolazione equina, secondo le indicazioni dell’Ispra-Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, va ridotta a 80 esemplari, il numero massimo sostenibile. Finora ne sono stati allontanati 51, scelti fra i cavalli più giovani, più facilmente addomesticabili: dotati di microchip identificativo, sono stati ceduti (a vita) ad aziende coi requisiti previsti dalle norme sul benessere animale.

Ibridi cinghiale-maiale

Dovranno essere, invece, del tutto rimossi gli ibridi di cinghiale-maiale, risultato degli accoppiamenti di suini introdotti sull’isola quando l’Asinara ospitava il carcere di massima sicurezza. Per ora la popolazione è stata dimezzata. Secondo quanto riferisce l’Ente Parco, questi animali interferiscono, tra l’altro, con i lecci nella parte nord dell’isola e la diffusione delle piante bulbose che la caratterizzano, oltreché con uccelli e serpenti autoctoni.

Il censimento dei cinghiali-maiali, anche con l’impiego di due droni, è stato completato con 21 poste distribuite su tutta l’Asinara, con la collaborazione dell’agenzia regionale Forestas e di studenti universitari volontari. Per catturare gli ibridi sono state impiegate 20 gabbie: quest’anno ne sono stati allontanati 356.

Capre

Minaccia per la flora locale, le capre sono state ridotte per il momento a meno di 500 esemplari: ne sono state allontanate oltre 1.200, dopo che i veterinari le hanno dotate di microchip e marca auricolare. Verificato il loro stato di salute, con sangue analizzato dall’Istituto zooprofilattico regionale, per escludere casi di brucellosi e altre malattie, le capre sono state affidate ad aziende ovicaprine che le avevano richieste.

Gatti

Diversa la condizione dei gatti inselvatichiti, che erano stati liberati quando è stato chiuso il carcere: piccoli anfibi e rettili autoctoni, così come gli uccelli, sono diventati il loro cibo. La normativa impedisce di allontanare i felini dal loro ambiente, perciò saranno tutti sterilizzati: si è già proceduto per una trentina, manca ancora una ventina di esemplari. L’anno prossimo – anticipa l’ente Parco – saranno elaborate, d’intesa con l’Ispra, le linee guida per la gestione delle popolazioni animali rimanenti.

 

 

 

 

Redazione OSAPPoggi

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