La legge Nordio (decreto carceri) mette i Poliziotti penitenziari tra l’incudine e il martello nelle nuove “porte girevoli” del sistema penitenziario e l’incertezza delle misure per i reati più gravi.- Leo Beneduci, Segretario Generale OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) indica le probabile nuove falle del sistema carcerario così come riformato dalle modifiche previste dal decreto carceri del Guardasigilli Nordio.
Il decreto carceri – secondo il leader dell’OSAPP – instaura un pericoloso gioco dell’oca per i detenuti e una trappola a tenaglia per i poliziotti penitenziari, perché introduce un sistema che trasforma la detenzione in un carcere a rate, dove l’unica certezza è l’incertezza.
Il decreto prevede una doppia scadenza pena: una piena e l’altra ‘scontata’ per buona condotta. “È come se la giustizia giocasse a poker con due mazzi di carte diverse, per esempio un condannato a due anni e cinque mesi potrebbe ottenere fino a 180 giorni di sconto sulla pena oppure nessuno in base al comportamento tenuto durante la detenzione con ciò trasformando gli ultimi cinque mesi di condanna in cui non ha diritto a benefici in una polveriera pronta a esplodere”.
“Ma il vero dramma – prosegue il sindacalista – si consuma tra le maglie della burocrazia. La magistratura di sorveglianza, cronicamente in affanno e non in grado di affrontare anche le ultime innovazioni, dovrebbe emanare provvedimenti in tempi strettissimi, a fronte delle scarcerazioni disposte dalle Procure della Repubblica su calcoli incerti ed in attesa di conferma proprio rispetto ai periodi di liberazione anticipata (45 giorni ogni 6 mesi), con ciò lasciando di fatto gli addetti della Polizia penitenziaria degli uffici matricola delle carceri tra l’incudine e il martello dei due organi, con le responsabilità che ne conseguono per l’eventuale mancata scarcerazione ovvero per la scarcerazione abusivamente anticipata
Il paradosso, infatti, – tuona il sindacalista – raggiunge l’apice con la modifica dell’art. 54 c. 2 OP: alla procura vanno notificati solo i provvedimenti di revoca o rigetto del beneficio. “È come se i nostri poliziotti dovessero guidare bendati,” denuncia il segretario generale, “sapendo solo quando sbagliano, ma non quando fanno la cosa giusta e non vanno assolutamente sottaciute le probabili conseguenze non solo interne al carcere qualora, a scarcerazione avvenuta, subentri la rettifica sugli sconti di pena e le procure della repubblica debbano emanare un nuovo ordine di esecuzione per il prolungamento della carcerazione con ciò disponendo il riaccompagnamento in carcere degli interessati.
“A margine di tutto, ma fino ad un certo punto, non possiamo poi tralasciare di indicare – aggiunge Beneduci – l’ulteriore vulnus alla sicurezza non solo degli istituti di pena in quanto, sempre nel provvedimento, non verrebbe fatta alcuna distinzione tra i detenuti per i reati di cui all’art.4 bis o.p. (associazione a delinquere di stampo mafioso, narcotraffico etc.) e detenuti c.d. ‘comuni’, una distinzione che non manca solo con riferimento alla norma transitoria che stabilisce nelle more dell’adozione del regolamento ma anche rispetto ai contenuti dell’emanando atto governativo sul regolamento che non può introdurre limiti non delegati. Da ciò, un ulteriore ‘guazzabuglio’ giudiziario-penitenziario che era già in parte esistente ma a cui si aggiungono, gravemente, ulteriori ‘porte girevoli’ dentro-fuori-dentro condito con l’insicurezza sulle misure da adottarsi laddove i detenuti si trovano su un’altalena di benefici incerti mentre i nostri agenti sono costretti a un equilibrismo impossibile tra ordini contrastanti.
“Sulle carceri è tempo di pretendere, dalla politica e dell’Amministrazione penitenziaria centrale di fatto ad oggi assente, chiarezza fino in fondo – conclude Beneduci – come tutori dell’ordine e come cittadini e la giustizia non può essere un gioco d’azzardo dove a perdere sono sempre gli stessi: i Poliziotti penitenziari e la sicurezza della Collettività.”