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LEO BENEDUCI – Violenze della Polizia penitenziaria su un detenuto nel carcere di Reggio Emilia

Violenze della Polizia penitenziaria su un detenuto a Reggio Emilia. Giusto indignarsi ma dovrebbe accadere sempre, anche quando in carcere gli “abusati” sono i poliziotti. – di Leo Beneduci

Violenze su un detenuto incappucciato, percosso e denudato nel carcere di Reggio Emilia nell’aprile 2023, orrore. 10 Poliziotti penitenziari contro uno, una spedizione punitiva alla Far West, manca solo lo sceriffo che stacchi la “corda” dal ramo e riporti la calma e l’ordine, provvedendo a disperdere i forsennati prima che accada il peggio.
Perché nel carcere di Reggio Emilia uno sceriffo non c’era quel giorno e nei precedenti, come in tanti altri istituti penitenziari, che sappia fare da riferimento e dia certezze al personale; neanche lo Stato c’era in quei momenti e le telecamere parlerebbero chiaro, giusto indignarsi, giuste persino, forse, le campagne di stampa su giornali e televisione, come accadde per il carcere di Santa Maria Capua Vetere nel 2020 con decine e decine di poliziotti sospesi dal servizio o trasferiti e che ancora lo sono, per un processo che langue dopo le prime assoluzioni in abbreviata e che si immagina trascorrano ancora anni con annesse prescrizioni.
Perché la violenza dei più forti contro i più deboli ed indifesi è sempre fonte di riprovazione e di rabbia, ingenera sentimenti forti ed è facile schierarsi contro il “mostro” sbattuto in prima pagina; chi sostiene il contrario è complice o, almeno, in mala fede a voler giustificare ciò che giustificabile non è né mai lo sarà.
Solo che….sono davvero i poliziotti penitenziari i più forti nelle attuali carceri italiane? Da tempo non lo crediamo né lo vediamo più né troviamo in carcere quello Stato che pure la Polizia penitenziaria rappresenta e, nel rispetto delle leggi, tutela.
Le migliaia di aggressioni, le lesioni, gli insulti? A Firenze-Sollicciano un gruppo di detenuti dà a fuoco una sezione detentiva e le schegge di una bomboletta di gas gettata ed esplosa feriscono agli occhi due agenti, a Carinola i detenuti inveiscono ed insultano gli agenti mentre effettuano una perquisizione straordinaria in cui trovano occultati droga e decine di telefonini.
E’ così ogni giorno e chi in uniforme lavora nei reparti detentivi degli istituti penitenziari (di regola in perfetta solitudine anche con 50/100 detenuti da guardare) non è mai sicuro di tornare a casa incolume dopo il servizio e guai a sbagliare anche di poco, e non certo perché si è “toccato” un detenuto che allora la sospensione dal servizio a metà paga è assicurata, ma magari perché la divisa o le scarpe sono sporche (benché siano sempre la stesse da anni) o non si è salutato in modo adeguato il direttore o un superiore, oppure perché non si è riusciti a dare per tempo il cambio del turno, perché allora la sanzione disciplinare è automatica.
E’ in questo modo, con il personale in queste condizioni che lo Stato vuole fare prevenzione, sicurezza e persino rieducazione nelle carceri? Lo sanno tutti che non funziona, che chi esce da queste carceri dopo avere scontato una pena, a meno che non sia un santo, ne esce peggiorato e a discapito della Collettività.
Il Ministro Nordio? Per le carceri e per la Polizia penitenziaria chi lo ha mai visto fino ad oggi? Dai Sottosegretari alla Giustizia delegati solo dichiarazioni per risultati e conquiste inesistenti, certo buone per fare campagna elettorale magari alle Europee, ma non per altro.
Probabile, però, che i veri “forti” per il carcere ci siano, quelli che dalle scrivanie grazie al carcere guadagnano decine di migliaia di euro al mese che così li ha sistemati il politico amico o il prelato di turno, che dovrebbero fare, dirigere, intervenire, migliorare e che, invece, stanno a guardare e basta, che tanto nessuno li tocca, perché in Italia nessuno mai guarda in alto e il dito semmai si punta solo verso il basso che è più facile e sicuro.

di Leo Beneduci

Segretario Generale OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria

Redazione OSAPPoggi

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