
di Leo Beneduci
Ad ascoltare, per l’ennesima volta, le dichiarazioni dei vari Procuratori della Repubblica compreso quello nazionale antimafia, persino tralasciando Papa Francesco e il Presidente Mattarella, se fossi uno dei responsabili del Dap mi vergognerei come un “ladro” e andrei a nascondermi almeno fino a quando, fra qualche anno, la buriana non passi. Ma al Dap, tale è il distacco dalla realtà e tale è il clima di falso efficientismo che promana dal piano terra, persino alimentato dalle incursioni notturne negli istituti, che neanche se ne avvedono. È vero, c’è stato al Dap un recente tentativo, encomiabile quanto ingenuo (nessun attacco personale, è solo una mia umilissima impressione) da parte del Neodirettore Generale dei detenuti, in una amministrazione in cui le disposizioni organizzative sono come le mosche bianche, di contrastare il fenomeno del possesso dei telefonini in carcere (anche da parte degli A.S.). Ma per il resto il nulla, ci si perde dietro progetti da “Grande Fratello” di controllo assoluto dal Centro sul territorio (forse perché hanno capito che negli istituti hanno sempre più paura delle conseguenze personali di comunicare alla sala situazioni del Dap gli eventi critici) e si organizzano corsi su protocolli “sbrigativi” pretermessi già vecchi di decenni. Da tempo l’impressione è che gli unici a doversi preoccupare dei telefonini in carcere e di tutto quanto di altro vi accade, debbano essere solo gli agenti di sezione, perché tutti gli altri possono sempre sperare di trovare il “Santo” giusto per andare al Gom, Gio, Uspev, Ntp, Cinofili, Nic, Nir…etc. etc. Anche per quanto riguarda il crescente strapotere degli A.S. e le difficoltà di contenerne gli entusiasmi criminali, nel continuo andirivieni “aprire le celle, chiudere le celle…”, in parte frutto degli errori del Covid penitenziario, sembra un po’ come la storia del fungo atomico che una volta esploso non è più possibile far rientrare nel contenitore della Bomba. Non basterebbero più le sezioni finte “speciali” negli istituti ordinari, andrebbero finalmente realizzati l’effettiva differenziazione dei detenuti e gli incompiuti circuiti e integralmente innovata la politica penitenziaria nazionale riguardo al trattamento penitenziario, ma chi glielo dice? Chi glielo dice, riuscendo a farsi ascoltare e non ignorare come loro solito, dei suicidi e delle morti in carcere che sarebbero almeno in parte evitabili, delle tossicodipendenze indotte dalla detenzione, delle aggressioni e degli organici? E le stanze dell’amore? Mesi fa ci avevano annunciato un significativo progetto che nessuno però ha mai visto, mentre già arrivano le sentenze. Dove gli organici che servono? Altro che: “…orgoglioso di avere “finanziato” le nuove assunzioni…” come dice il Sottosegretario; nel 2024 sono stati persi, tra assunzioni e pensionamenti, circa 500 uomini (non il personale femminile del Corpo), almeno altrettanti nei precedenti due anni e le cose proseguiranno così a tutto il 2026. Come O.S.A.P.P. non siamo “Contro a prescindere” come ha detto Giorgia Meloni, ovviamente non di Noi che non contiamo, al congresso della Cisl. Avremmo idee e progetti da proporre e proficue collaborazioni da far valutare, vorremmo dare effettivamente una mano a migliorare la funzionalità del sistema, per rendere più sicure le carceri e la Società civile. Solo che…abbiamo prima di tutto a cuore le condizioni e le sorti dei Poliziotti Penitenziari e questo sembra dividerci dall’Amministrazione, dalla politica in perenne campagna elettorale e da altre Componenti. Un fraterno abbraccio a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria