Lo sfogo del Capitano Ultimo: “Una casta tiene in pugno i Carabinieri, Nistri e Luzi devono dimettersi”

«Una casta di pochi generali, scollegata dalla realtà, tiene ormai in pugno l’Arma». Il colonnello Sergio De Caprio, alias capitano Ultimo, commenta quanto sta accadendo all’interno della Benemerita. Gli ultimi mesi sono stati terribili, tante le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto i carabinieri. La scorsa settimana: la maxi retata della stazione di Piacenza-Levante e il sequestro da parte della Procura, per la prima volta nella storia, di una caserma. A febbraio De Caprio ha lasciato il servizio attivo ed è stato chiamato dalla presidente della Calabria, Iole Santelli, a far parte della giunta regionale con l’incarico di assessore all’Ambiente. Ha svolto alcune delle indagini più importanti degli ultimi decenni, nel 1993 è stato lui a mettere le manette ai polsi di Totò Riina. L’Arma non lo ha promosso generale, preferendogli ufficiali che durante la loro carriera non si erano mai occupati di contrasto alla mafia o al crimine organizzato. Anzi, per essere precisi, De Caprio non è mai stato preso in considerazione per l’ avanzamento da colonnello a generale. Il motivo? Non aveva effettuato il previsto “biennio di comando”. Le regole militari sono fatte così. Arresti il capo dei capi di Cosa nostra, il mandante dell’omicidio di Giovanni Falcone, vivi sotto scorta da 25 anni, ma tutto è inutile se non hai nel curriculum due anni di comando, anche del reparto più sperduto d’Italia.

De Caprio, come devo chiamarla? Colonnello, assessore, dottore?
Ultimo. Ultimo ero ed Ultimo sono rimasto.

La risposta del Comando generale ai fatti di Piacenza è stata quella di trasferire in appena ventiquattro ore tutti gli ufficiali, anche se non indagati, in servizio nella città emiliana. A viale Romania hanno deciso di rimuovere persino il comandante provinciale che era arrivato in città da poco più di sei mesi. È stata una decisione corretta?
Il problema non è chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti, una specializzazione che si sta sempre più affinando, nel senso che adesso si misura quanto tempo viene impiegato per chiudere la porta ogni volta che buoi sono scappati.

I carabinieri di Piacenza sono accusati di reati molto gravi. Era inevitabile che qualcosa dovesse accadere.
C’è un’indagine in corso, si capiranno i motivi, le cause, i mandanti, gli esecutori. La magistratura, come al solito, farà chiarezza. Ma non è questo il problema.

Mettendo per un momento da parte la vicenda penale, da dove si deve iniziare?
Credo che quello che interessi tutti è che ci sia una organizzazione seria che porti avanti una politica di gestione del personale efficace ed inclusiva. Una politica di gestione che coinvolga le donne e gli uomini che indossano una divisa, che li faccia sentire uniti e parte della bandiera più bella del mondo: il tricolore.

Adesso ciò non accade?
Mi sembra di tutta evidenza che l’attuale leadership non abbia il controllo della organizzazione. Si tratta di una leadership non in grado di coinvolgere i militari.

Pensa che gli attuali vertici dovrebbero dimettersi?
Di fronte ad un fallimento simile, il comandante generale, Giovanni Nistri, ed il capo di stato maggiore (il generale Teo Luzi, tra i probabili candidati alla successione di Nistri, ndr) non possono restare al loro posto.

Ma qual è il malessere dell’Arma?
Al vertice si esercita una disciplina che calpesta i diritti costituzionali.

Sono affermazioni molto forti….
Cosa le devo dire? Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Può dirmi, allora, un errore che i vertici hanno fatto in questi anni?
Chiudere ogni strada al sindacato di mutuo soccorso.

Lei è stato anche il presidente del Sim (Sindacato italiano militare) carabinieri, il primo sindacato con le stellette. Poi si è dimesso per contrasti con Nistri, giusto?
Il sindacato di mutuo soccorso è stato boicottato.

Ad esempio?
Si puniscono in via disciplinare e penale militare i rapporti amicali ed affettivi attraverso i social, violando la Costituzione. Il risultato è stato alienare il personale.

Che clima si respira fra i carabinieri?
La base è stata umiliata, divisa, calpestata, tenuta lontano dai valori che gli anziani hanno insegnato.

Lei ha parlato di boicottaggio. Cerchi di fare un esempio.
Dal sindacato sono stati esclusi i carabinieri in congedo in quanto ritenuti portatori di interessi esterni all’Istituzione. Penso che questo faccia capire con che tipo di gente abbiamo a che fare.

Ha qualche suggerimento?
Ripeto, la soluzione è semplice: cambiare la leadership velocemente.

Questo si è capito. E poi?
Il cambio deve essere accompagnato dall’avvio di una inchiesta che faccia luce su come è stata gestita l’Arma.

Azzerare per ripartire?
L’Arma deve essere rifondata. E merita di essere difesa e non predata come stanno facendo questi personaggi.

Dopo ogni inchiesta penale si annunciano provvedimenti a carico dei responsabili.
La severità non serve a nulla. Non si deve creare un regime nel 2020. La disciplina è uguaglianza e fratellanza, è legalità, è mutuo soccorso, bisogna guardare oltre le funzioni e il grado. Non deve esserci il dominio e il privilegio di una casta sulle categorie inferiori.

Aver ostracizzato il sindacato ha influito?
Certo, è la luce che fa capire il vero problema. Il dialogo non è un pericolo. Il pericolo è la morte. Dalla discussione nascono le idee migliori e scelte più importanti. Se uno non accetta questi princìpi, vuol dire che si è sbagliato tutto. E allora avanti così e buona fortuna a tutti. E aggiungerei un’ultima riflessione.

Prego.
Ha visto quanti suicidi ci sono ultimamente fra i carabinieri? Perché questo argomento non viene mai affrontato?

 

da Il Riformista.it

Link: https://www.ilriformista.it/lo-sfogo-del-capitano-ultimo-una-casta-tiene-in-pugno-i-carabinieri-nistri-e-luzi-devono-dimettersi-136927/

Redazione OSAPPoggi

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