E’ una storia tutta italiana che vede un’opera pubblica quanto mai necessaria per la città impiegare 20-25 anni per vedere la luce.
L’ultima data spesa per il completamento del nuovo carcere è stata, due anni fa, quella della fine del 2022. Precedenti date di conclusione dei lavori erano state fissate, nel tempo, nel 2019 e 2012. E pensare che la prima pratica relativa al maxi-progetto del carcere del Quattro negli archivi del Comune risale al 2003. Ora invece arriva la conferma di un nuovo slittamento e, nella migliore delle ipotesi, il nuovo carcere di Forlì lo si potrà vedere completato nel 2024 o più probabilmente nel 2025. E’ una storia tutta italiana che vede un’opera pubblica quanto mai necessaria per la città impiegare 20-25 anni per vedere la luce. Necessaria perché il carcere della Rocca, risalente all’Ottocento, è una struttura vetusta per la sua funzione penitenziaria e perché l’area della Rocca di Ravaldino e la sua relativa cittadella, incastonata nel centro storico e nel campus universitario, meriterebbe una valorizzazione culturale ora impossibile. Per cui ogni progetto successivo relativo ad usi alternativi della Rocca dovrà essere rinviato di almeno 3-4 anni.
Il progetto del nuovo carcere per 255 detenuti, situato nella frazione Quattro, in un fazzoletto di campagna tra la Cava, i Romiti e San Varano, è stato permesso da una variante urbanistica del 2003 con una conferenza dei servizi ‘lampo’ (durò appena un paio di mesi l’iter di localizzazione), presieduta dall’allora Procuratore della Repubblica. Trovata la localizzazione nell’ambito del piano regolatore, il Comune non è più parte della partita. Anzi, essendo un’opera pubblica coperta di fatto dal segreto, per via della sua destinazione a carcere, è di fatto un’isola fuori dal controllo degli enti locali e in mano completamente al Ministero della Giustizia e al Provveditorato alle Opere Pubbliche. Neanche la ditta appaltatrice dei lavori può condividere i progetti con gli uffici comunali dell’urbanistica.
“Quello che si sa è che il progetto è in due lotti, il primo è relativo alla palazzina destinata a servizi e uffici e ci comunicano che il cantiere qui è in corso e questo plesso potrebbe essere pronto nel 2022. Ma quello che manca è l’avanzamento del blocco destinato alla detenzione, il cui appalto affidato ad una ditta vincitrice di un bando è stato impugnato al Tar da un’altra ditta e attualmente pende il giudizio al Consiglio di Stato”, spiegano gli assessori comunali alle Opere pubbliche Vittorio Cicognani e alla viabilità Giuseppe Petetta. Il dato emerge da aggiornamenti informali che arrivano anche per armonizzare i tempi delle opere di competenza comunale, in particolare la viabilità per raggiungere il futuro carcere, che ora grava solo su piccole strade di campagna, come via Celletta dei Passeri.
Il bando di gara, risalente alla fine del 2018, è partito dopo il “recupero” dei fondi che nel frattempo erano andati ad altri scopi, come spiegato dall’allora sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, necessari per il blocco penitenziario, con uno stanziamento di 34,6 milioni di euro. Il bando è stato aggiudicato alla Devi Impianti di Busto Arsizio (Varese) con un ribasso del 23%, quindi 26 milioni di euro di lavori stimati, ma con una sentenza del gennaio 2019 del Tar dell’Emilia-Romagna il provvedimento di aggiudicazione è stato annullato. A seguire la vicenda del bando, criticato anche a livello politico per alcuni requisiti tecnici, era stato il deputato forlivese Marco Di Maio. Dal nuovo stop, l’ultimo di una serie di intoppi burocratici, la palla è interamente in mano alla giustizia amministrativa. La struttura nel 2016 fu anche oggetto di una visita del sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, ma senza alcun esito apprezzabile. Dagli archivi spunta anche una data di apertura, prevista dall’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano nel dicembre 2012.
“Il Comune, da parte sua ha messo nel piano triennale degli investimenti 4 milioni di euro per la viabilità di accesso, una cifra anche eccessiva, ma che ci permette di far fronte ad eventuali emergenze”, spiegano Petetta e Cicognani. Si tratta di fondi per una strada di 300 metri e relative rotonde che dovrebbe unire l’ingresso del nuovo carcere al futuro tratto di tangenziale da San Varano a Villanova, la cosiddetta Tangenziale Ovest. “La bretella stradale è un opera che non realizziamo con priorità, dati i tempi incerti sul carcere e della tangenziale, perché vorrebbe dire fare una strada che finisce in un campo”, sempre i due assessori. Nella partita, oltre al Ministero della Giustizia e, per la sua parte esterna il Comune, c’è infine anche l’Anas. “Quando si è insediata questa amministrazione – concludono Petetta e Cicognani – hanno dovuto iniziare l’iter, dato che di fatto non c’era ancora niente, per la ‘Tangenziale Ovest’, il tratto tra la fine del terzo lotto, all’attuale semaforo di San Varano, tra via del Guado e via Firenze, e viale Bologna verso la rotonda di Villanova”.
Il progetto, che deve essere realizzato dall’Anas, ha un valore di circa 22-23 milioni di euro, per una strada a raso, un’unica carreggiata con corsia di emergenza e pista ciclabile (una strada di categoria C), simile alla parte ri-ammodernata dalle Bidentina tra Carpena e Meldola. La strada, non ancora finanziata, chiuderà l’anello del ‘Sistema Tangenziale’ di Forlì e passerà tra il nuovo carcere e la zona artigianale del Quattro, eliminando il carico di traffico che ora grava su via Cava e via Ossi. “Abbiamo già ricevuto un finanziamento di 530mila euro per la progettazione dell’opera, che è in corso grazie a Forlì Mobilità Integrata – concludono Petetta e Cicognani -. Di quest’opera vedremo però presto una rotonda che sorgerà all’attuale incrocio semaforico di San Varano”. Una rotonda che ‘lancerà’ una strada di scorrimento veloce verso un carcere che, però, non si sa quando sarà completato.
Fonte: forlitoday.it