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Mafia, il boss all’ergastolo chiede scusa alle vittime e ai giovani dice: «Non fate come me»

Antonio Aparo ha scritto di suo pugno una lettera al sindaco di Solarino Seby Scorpo, chiedendo di renderla pubblica ai suoi concittadini.

E’ stato uno dei capimafia che ha segnato la storia della criminalità organizzata in provincia di Siracusa tra gli Anni ’80 e gli inizi del ’90, ma adesso dopo 27 anni passati al 41 bis ed ancora detenuto nel carcere milanese di Opera, Antonio Aparo, 62 anni, di Solarino, settimo di 9 fratelli, dice di sentirsi un altro uomo. In questi anni di lunghissima detenzione ha pure studiato e ha imparato più di un mestiere. La sua condanna è “fine pena mai”, ma da anni ha intrapreso un percorso di riabilitazione.

L’ex boss di Solarino, che non si è mai pentito e che sconta e continua a scontare il carcere a vita (è detenuto da 29 anni), spera che un giorno potrà abbracciare il figlio e la sua famiglia fuori dalle sbarre.

Nel Giornata in ricordo delle vittime della mafia, Antonio Aparo ha scritto di suo pugno una lettera al sindaco di Solarino Seby Scorpo, chiedendo di renderla pubblica ai suoi concittadini, perchè alcuni passaggi sono dedicati ai ragazzi del suo paese d’origine. Li invita a non delinquere perchè oggi “prova vergogna per il suo passato criminale”.

“Oggi in piena coscienza dico basta all’omertà. Le parole sopra scritte mi hanno fatto riflettere, ma soprattutto mi hanno fatto male, molto male – scrive Aparo -. Certamente, 25 anni fa nemmeno avrei fatto caso a queste parole, ma oggi no. Oggi dico basta a pensieri che non fanno più parte del mio essere un uomo nuovo, un trasformato. Ai miei concittadini rivolgo il mio appello più accorato: se qualcuno si dovesse presentare a voi facendo il mio nome vi prego: “denunciati” subito senza indugiare, perchè quella persona è un vigliacco ed un perdente come lo sono stato io” scrive Aparo al sindaco del suo paese.

“Scusatemi se non ho scritto prima, ma ho preferito aspettare che la Giustizia facesse il suo corso – prosegue Aparo – Oggi che la Giustizia mi ha restituito la mia dignità, mi rivolgo a tutti voi chiedendovi scusa per il mio passato criminale. Chiedo scusa ad ogni familiare al quale ho causato tanto dolore, provo vergogna del mio passato, ma provo rispetto per la persona che sono oggi. Un uomo rispettoso delle leggi”.

“Un pensiero voglio rivolgerlo ai giovani: ragazzi, non fate come me che ho sprecato i miei anni migliori e che con il mio comportamento ho coinvolto in un vortice tutta la mia famiglia, procurando loro tanta sofferenza e tanta vergogna – prosegue Aparo -. Rispettate le leggi, non fatevi irretire da facili guadagni, dal potere. Siate coraggiosi, se qualcuno vuole coinvolgervi in qualche losco affare, parlate con i vostri genitori o con altre persone che vi possono aiutare. Non fate come me, perchè la vita è bella merita di essere vissuta con i propri cari. Credetemi, perdere la libertà è la cosa più brutta che possa capitare a un essere umano. E chi prende una brutta strada prima o poi viene punito pensateci bene e non permettete a nessuno di togliervi la libertà. So che gli errori che ho commesso sono gravissimi e so bene che devo renderne conto alla collettività e pagare il prezzo a misura della gravità del danno, alle Istituzioni e alle persone offese. Farò tutto quanto umanamente possibile per restituire tutto il bene possibile alla società”.

 

 

Fonte: lasicilia.it

Redazione OSAPPoggi

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