Esce dal carcere Gaetano Riina, 87 anni, fratello minore del boss Totò Riina. Il tribunale di sorveglianza di Torino, su istanza dei suoi legali, ha disposto la detenzione domiciliare per gravi ragioni di salute.
Sarà trasferito a Mazara del Vallo, dove ha una figlia e una nipote, e dove potrà seguire le cure necessarie sotto la sorveglianza dei carabinieri.
‘Zio Tano’, nato nel 1933 a Corleone, uno dei reclusi più anziani d’Italia, non è un ergastolano ma ha un fine pena fissato nel 2023 per effetto di una condanna per associazione di stampo mafioso inflitta dalla Corte d’appello di Napoli. A Torino si trovava nella casa circondariale delle Vallette, dove nei mesi scorsi aveva anche contratto il Covid.
La relazione medica ha confermato le sue “pluripatologie” e la sua condizione di “fragilità”, dovuta all’età avanzata, che lo espone a peggioramenti imprevedibili. In questo procedimento è stato assistito dagli avvocati Vincenzo Coluccio, torinese, e Maria Brucale, romana, dell’associazione ‘Nessuno tocchi Caino’.
Il curriculum criminale di zio Tano non è sovrapponibile a quello del fratello Totò, il ‘Capo dei Capi’ di Cosa Nostra, che in carcere è morto a 87 anni nel 2017. I giudici piemontesi hanno preso in esame una recente relazione della questura di Trapani da cui si ricava che “non è possibile escludere con certezza” l’esistenza di contatti residui con qualche personaggio legato alla criminalità organizzata; però hanno sottolineato che, anche se fosse, le condizioni di Gaetano Riina sono tali da “scollegarlo” da qualsiasi coinvolgimento nelle “strategie delinquenziali” delle cosche. E su tutte le considerazioni ha prevalso la necessità di sottoporlo ai controlli medici specialistici nei presidi sanitari territoriali.
Gaetano Riina era in carcere dal 2011. Ai carabinieri risultava che stesse lavorando alla riorganizzazione di Cosa Nostra nel Corleonese. Anni dopo si aggiunse l’accusa di avere stretto un accordo con il clan camorristico dei Casalesi, in Campania, per un traffico illecito di prodotti ortofrutticoli.
Fra il 2019 e il 2020 ‘zio Tano’ aveva chiesto diverse volte il differimento pena o la detenzione domiciliare per potersi curare. Soluzioni sempre respinte dai tribunali di sorveglianza, che a volte non mancavano di mettere l’accento sulla “natura criminale dei reati commessi”.
Le difese, però, sul giudizio di pericolosità del detenuto non erano d’accordo. L’avvocato Coluccio, in un faccia a faccia con i magistrati, è arrivato a citare ‘U Siccu’, libro del giornalista Lirio Abbate dedicato alla figura di Matteo Messina Denaro: “Sono più di duecento pagine in cui si fanno nomi e cognomi anche dei ‘picciotti’ (i personaggi alla base della scala gerarchica di una cosca – ndr). Ebbene, quello di Gaetano Riina non compare mai”.
Fonte: ansa.it