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MOLOTOV A REBIBBIA SULLE AUTO DELLE AGENTI: “C’E’ UN CLIMA D’ODIO”

Alle 3 di notte l’esplosione nel par­cheggio interno al carcere di Rebib­bia ha fatto scattare l’allarme nell’i­stituto femminile di via Bartolo Longo. Un attentato.

Tre auto sono sta­te incendiate con il lancio di alme­no due molotov nell’area che è pro­tetta da una recinzione al di qua di una piccola aiuola. Due macchine sono state distrutte, una terza è ri­masta danneggiata in parte.

Un atto intimidatorio che ha messo la paura addosso alla Polizia Penitenzia­ria in uno dei periodi più bui per i suoi uomini. «Di certo questo atten­tato non è estraneo al clima che stia­mo respirando – dice il Segretario Ge­nerale  OSAPP, Leo Beneduci – ma chi ha scagliato quelle molotov con­tro le auto di tre colleghe, secondo noi, non aveva come obiettivo quel­le tre auto che, di fatto, erano le più vicine alla recinzione». Un attenta­to destinato a colpire il Corpo della Polizia  Penitenziaria.  A  indagare sul rogo sono Procura e Digos.

Le immagini dei sistemi di videosorve­glianza attorno all’istituto peniten­ziario sono state sequestrate. È mol­to probabile che ad entrare in azione sia stata più di una persona. Dopo lo scoppio sul piazzale sono arrivate diverse Poliziotte della Penitenzia­ria, comprese le tre proprietarie del­ le auto. Una di queste aveva acqui­stato da pochissimo tempo la 500 XL andata in parte distrutta.

Nella notte, nel parcheggio è arri­vata la Polizia Scientifica e gli inve­stigatori. Sono stati sequestrati i pochi resti delle molotov. Adesso si in­daga per risalire agli autori e tutte le piste sono prese in considerazio­ne, compresa quella che porta ad ambienti anarco-insurrezionalisti. È del marzo scorso un altro episo­dio che è rimasto avvolto dal miste­ro. Qualcuno, ripreso dalle teleca­mere ma ben coperto, ha dato fuo­co alla porta d’ingresso dell’Istituto superiore di Sanità. Una rivendica­zione, in quel caso, arrivò dagli anar­chici e è al vaglio del gruppo Antiter­rorismo e della procura. La lettera di rivendicazione faceva riferimento all’8 marzo e alle rivolte nelle car­ceri italiane dell’anno scorso, in cui morirono diversi detenuti. E secon­do chi indaga, la rivendicazione po­trebbe essere della stessa compagi­ne anarchica che scatenò le rivolte negli istituti penitenziari del Paese. L’episodio è stato denunciato dai sindacati di categoria che ieri han­no lanciato anche un  appello alla Ministra della Giustizia, Marta Car­tabia, perché intensifichi i controlli e la vigilanza sulla Polizia Penitenziaria.

La Guardasigilli ha chiamato i vertici dell’istituto per esprimere la sua solidarietà e sincerarsi delle condizioni delle due agenti. «Dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, in diversi istituti, il Personale riceve minacce e atti di arroganza più o meno espliciti – aggiunge Leo Bene­duci – Aspettiamo che amministra­zione e ministero prendano una posizione». Le Agenti sono rimaste in servizio e anche ieri erano al loro po­sto di lavoro.

 

 

 

Fonte: la Repubblica

Redazione OSAPPoggi

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