Riprendiamo la nostra analisi dei settori operativi d’impiego del personale di Polizia penitenziaria e passiamo dalla Portineria direttamente ai Passeggi che catalizzano il nostro interesse alla luce dei recenti eventi critici: rissa di Monza e evasione di Pescara.
Ma i “Passeggi” meritano una particolare analisi e considerazione, perché l’art.34 del dpr 82/1999 che disciplina analitica-mente i servizi del Corpo di Polizia penitenziaria non contempla tale settore, gravido di responsabilità per il personale che in assenza di una norma specifica è chiamato ad effettuare i controlli ed a vigilare.
L’elenco dei servizi di cui all’art.34 cit è tassativo (e non già indicativo) e basta prendere il dpr 82/1999 per verificare che l’art.42 disciplina la vigilanza e osservazione nelle sezioni detentive, il 43 nelle infermerie e le altre strutture (?) aventi carattere sanitario, il 44 nelle aule scolastiche o luoghi di lavoro dei detenuti ma, come detto non vi è una norma specifica su questo settore in cui i detenuti trascorrono almeno quattro ore al giorno.
Dalla mancanza della disciplina emergono una serie di inconvenienti e soprattutto sovraesposizioni per il Personale del Corpo come si è cercato di evidenziare attraverso i sei casi che saranno oggetto di separata trattazione con approcci di diritto penale sostanziale.
Volendo sforzarci nel trovare la disciplina dei passeggi all’interno della sezione, potremo “aggrapparci” all’art.42 nella parte in cui disciplina le modalità di relazione e socialità dei detenuti, ma è poco e soprattutto si tratterebbe di una forzatura perché i passeggi sulla base dell’art.10 della legge 354/1975 e 16 del dpr 230/2000 devono avere specifiche caratteristiche ed essere collocati all’esterno della sezione (cui l’art.42 dedica la rubrica).
Ciò detto cerchiamo anche in questo segmento (in)formativo di affidare a sei casi l’analisi del settore:
Caso 1 – La direzione di un istituto penitenziario propone di dismettere la denominazione “passeggi” proponendo quella alternativa di “socialità all’aperto”, ritenuta più aderente al contesto e demandando il servizio di vigilanza e osservazione all’addetto alla vigilanza armata.
Caso 2 – l’addetto al servizio di vigilanza armata viene incaricato di effettuare i controlli all’interno del cd cortile passeggio nel cui bagno – che sfugge alla visuale dell’agente – il detenuto Beta viene picchiato da Acca e Kappa. Sopraggiungono in suo soccorso altri detenuti uno dei quali sequestra Acca e gli punta una lametta alla gola minacciando di tagliargli la giugulare. L’agente dal muro di cinta chiama i soccorsi che tuttavia tardano ad entrare per una concomitante emergenza all’interno.
Caso 3 – Durante l’immissione nel cortile passeggi un detenuto ruba un acino d’uva dal carrello del portavitto e viene emulato dagli altri detenuti che in un crescendo (un acino – un grappolo – l’intera cassetta) si prendono tutta la frutta gettandola sul pavimento alla presenza dell’agente.
Caso 4 – Attraverso il lancio di una pallina da tennis i detenuti ricevono dall’esterno della sostanza stupefacente che viene subito ingerita da alcuni detenuti per eludere i controlli.
Caso 5 – Durante una partita di calcio all’interno del cortile passeggi un detenuto cade sul pavimento di cemento e si procura un trauma cranico gravissimo.
Caso 6 – Un detenuto che assume terapia farmacologica, prescrittagli dallo psichiatra per un disturbo nel controllo degli impulsi, si reca nel cortile passeggi e comincia a svolgere esercizi fisici servendosi delle attrezzature con cui è stata allestita la palestra.
Per ciascuno di tali quesiti sarà, comunque, nostra cura fornire suffragato riscontro ogni due giorni, in modo che possiate poi confrontarlo con quanto da Voi elaborato.
By Magile
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