La questione arriva in Parlamento.
Nel carcere di Torino Vallette “la tensione è alle stelle e il personale è abbandonato a se stesso, nella totale assenza di relazioni con l’amministrazione”. Lo scrive, a settembre 2021, Leo Beneduci, Segretario Generale OSAPP, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria in una lettera indirizzata, tra gli altri, al capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al ministro della giustizia, al provveditore di Torino e al direttore della casa circondariale.
Oltre al caso della mensa obbligatoria per il personale del nucleo traduzioni, “per cui la direzione ha disposto non spetti qualora la traduzione termini oltre l’orario di servizio”, Beneduci critica l’aumento “a dismisura del ricorso dei detenuti alle visite ambulatoriali esterne al carcere anche con sintomi estremamente lievi” e la “decurtazione di oltre il 40% dell’organico del nucleo traduzioni”. Secondo il sindacalista, vi è la situazione di “smarrimento organizzativo e perdita di riferimenti certi” che colpisce il personale interno a diretto contatto con i detenuti” in un carcere che “è stato letteralmente ‘invaso’ in tutte le sezioni da detenuti con seri problemi psichiatrici”.
Per l’OSAPP, inoltre, sussistono “inequivocabili segnali di diseguaglianza nella difforme distribuzione degli incarichi, dei servizi notturni e festivi e dei carichi di lavoro” mentre “singoli addetti sarebbero spesso apostrofati in maniera dura e sconveniente, senza reali motivazioni”. Infine, l’istituto penitenziario di Torino “subirebbe da tempo i disagi di un costante sovraffollamento, a differenza di altri istituti di pena sul territorio per i quali gli effetti della pandemia hanno determinato il decremento delle presenze detentive”.