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Parlamentare CENNI interroga Ministro Cartabia: “Carcere Ranza, mancano acqua e gas!”

Acqua e gas, sempre loro. In questo caso, però, non si tratta di ridurre i consumi ma, semmai, di aumentarli, facendo in modo che arrivino in quantità adeguate dove sono storicamente carenti.

E’ quello che la parlamentare senese del Pd Susanna Cenni chiede per il carcere di Ranza, in un’interrogazione a risposta scritta al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, in cui sottolinea non solo la cronica difficoltà della casa di reclusione sangimignanese in questo tipo di approvvigionamenti, ma anche il ritardo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che mette in crisi La comunità di detenuti, agenti di polizia penitenziaria e personale amministrativo e rischia di vanificare gli sforzi di Comune, direzione carceraria e aziende di servizi. “Attivo dal 1991, il carcere di Ranza sconta da sempre non solo il perenne sovraffollamento e la cronica carenza di personale, ma anche gravi criticità strutturali – afferma Cenni – Pur non essendo sua competenza, il Comune di San Gimignano, d’intesa con la direzione del carcere, ha fatto predisporre un progetto preliminare per l’estensione delle reti cittadine del gas metano e dell’acquedotto a servizio della struttura carceraria, per risolvere definitivamente queste due croniche carenze. Da oltre quattro mesi, tuttavia, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non risponde sull’ipotesi di stipula della convenzione: tale ingiustificato ritardo rischia di rallentare la realizzazione di un’infrastruttura necessaria per assicurare acqua e riscaldamento adeguati al carcere e mettono in dubbio la reale volontà del Dipartimento di risolvere queste gravi criticità. Il silenzio rischia, inoltre, di vanificare il lavoro meritorio svolto dal Comune e dagli altri soggetti coinvolti, per migliorare la vivibilità di Ranza”.

Redatto dalla società Centria Srl con il contributo di Acque Spa e il supporto dell’Autorità Idrica della Toscana, il progetto menzionato da Cenni comprende non solo lo studio di fattibilità tecnico economica, ma anche un accordo tra tutte le parti coinvolte, pubbliche e private, specificando che il 10 per cento delle spese per realizzare l’opera sia a carico delle due società di servizi e il rimanente 90 per cento a carico invece del Dap.

“La casa di reclusione di Ranza non può più aspettare – conclude la parlamentare – è necessario firmare la convenzione e renderla subito operativa”.

 

 

 

Fonte: lanazione.it

Redazione OSAPPoggi

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