Polizia Penitenziaria, nonostante ai confini del sistema, a Foggia tiene testa alla criminalità. Ancora un rinvenimento e sequestro di 2 smartphone e 1 microtelefono.
Ne dà notizia l’O.S.A.P.P.(Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del Segretario Generale Aggiunto Pasquale Montesano. Nonostante la gravissima carenza negli organici e le criticità operative che la Polizia Penitenziaria sta vivendo, a Foggia continua, con alto senso di appartenenza e responsabilità, a garantire tutti gli standard di sicurezza. A loro va il nostro plauso per i durissimi colpi che stanno infliggendo alla criminalità, fatti che evidenziano il diurno sacrificio dei 36.000 Uomini e Donne del Corpo di Polizia Penitenziaria, i quali continuano a garantire la sicurezza dentro e fuori le carceri e costituiscono, al tempo stesso, l’ultimo e talvolta l’unico baluardo di umanità negli infernali gironi penitenziari. Rinvenuti ieri mattina, durante una perquisizione ordinaria presso la Quarta Sezione definitivi, 2 smartphone e 1 microtelefono, nascosti nella plafoniera del locale docce, in possesso di detenuti baresi e foggiani presumibilmente appartenenti alla criminalità organizzata. L’operazione di contrasto all’introduzione di oggetti non consentiti continua, anche in presenza di una grave carenza di Personale. Il rinvenimento è stato messo a segno dal Preposto di turno e dalla Sorveglianza Generale, affiancati da Personale di Polizia Penitenziaria. Il Segretario Generale Aggiunto Pasquale Montesano chiarisce che, nonostante gli inviti al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Governo Meloni di aprire un tavolo di confronto permanente per discutere di riforme, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, la strumentalizzazione e la perseveranza della criminalità, che necessita di una democratica e rigida disciplina volta a ristabilire i canoni delle indicazioni normative del sistema penitenziario, ad oggi nessun segnale è pervenuto. “Quanto sta avvenendo nelle carceri, con suicidi, omicidi, risse, rivolte, aggressioni alla Polizia Penitenziaria, traffici illeciti e, nostro malgrado, anche qualche fenomeno di possibile degenerazione indotta, non può lasciare indifferenti e, soprattutto, non si può considerare ordinario; dunque, non è arginabile con strumenti ordinari. A tutto ciò si aggiunge che ci sono 16 mila detenuti in più rispetto ai posti effettivamente disponibili, mentre alla sola Polizia Penitenziaria mancano almeno 14 mila unità rispetto al reale fabbisogno, di cui la Puglia risulta da tempo la regione più esposta e penalizzata.” Conclude Montesano: “Milano-San Vittore, fiamme e morte svelano la sciatteria del sistema penitenziario: un giovane marocchino brucia vivo a San Vittore. Ecco il simbolo del cortocircuito letale tra un governo di parole e un’amministrazione penitenziaria centrale inconsistente. Suicidi, rivolte e anche questo rogo, mentre il DAP semina rischi e disfunzioni in ogni carcere, e a pagarne le conseguenze sono le utenze deboli e tutti gli operatori. Il mondo penitenziario è sempre più ai confini del sistema, con le regioni del Sud gravemente esposte.”