È durato quasi cinque ore, nell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il primo atto dell’udienza preliminare del processo in cui sono imputati 108 tra agenti della Polizia penitenziaria e funzionari del Dap per le violenze ai danni dei detenuti avvenute nel carcere sammaritano il 6 aprile 2020; il Gup Pasquale D’Angelo dovrà decidere se rinviare a giudizio gli imputati, come richiesto dagli inquirenti, per i reati, contestati a vario titolo, di tortura, lesioni, abuso di autorità, falso in atto pubblico e cooperazione nell’omicidio colposo del detenuto algerino Lakimi Hamine (addebitato a 12 imputati).
Il caso dei pestaggi contro i detenuti, attuati per `riportare l’ordine´ nella struttura dopo le proteste per la sospensione dei colloqui causata dal Covid, sollevò uno scalpore tale da portare il premier Draghi e la guardasigilli Cartabia a visitare il carcere di S. Maria Capua Vetere, per condannare gli abusi. Ora inizia il vaglio delle accuse da parte dei giudici, in una udienza dai numeri eccezionali iniziata in ritardo di oltre un’ora per permettere ai circa 200 avvocati, ai molti imputati presenti e alle parti offese – in totale quasi 300 persone – di entrare nella struttura del tribunale che ospita le due aule bunker, e che sorge a fianco del penitenziario dove sono avvenute le violenze.
Tra gli imputati in aula l’ex comandante della Polizia Penitenziaria del carcere Gaetano Manganelli, attualmente ai domiciliari, autorizzato a presentarsi da libero.
Il magistrato si è preso alcuni giorni per pronunciarsi sulla richiesta di proroga degli arresti domiciliari avanzata per i 20 poliziotti ancora ai domiciliari. Parte importante dell’udienza è stata però riservata alle richieste di costituzione di parte civile, su cui il giudice scioglierà la riserva nell’udienza programmata per l’11 gennaio 2022, dopo aver ascoltato i difensori degli imputati: al momento sono oltre 60 le parti offese che si sono presentate su un totale di 178 individuate; chi non lo ha fatto oggi, potrà chiedere di costituirsi parte civile fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento.
Finora ne hanno fatto istanza 56 detenuti vittime dei pestaggi (sui quasi 200 che avrebbero subito violenze), associazioni come «Antigone», «Abusi in divisa» e «Carcere possibile», il garante campano per i detenuti Samuele Cambriello, che con le sue denunce ha dato il via all’indagine, enti come l’Asl di Caserta (tra gli imputati figurano due medici in servizio al carcere) e il ministero della Giustizia, per il quale è sorto però una questione giuridica che il gup dovrà dirimere; in particolare gli avvocati di alcuni detenuti hanno annunciato che intendono chiedere l’autorizzazione a citare il ministero come civilmente responsabile: il dicastero potrebbe quindi comparire nella doppia veste di parte offesa e responsabile civile.
Il Gup ha poi stralciato la posizione di tre imputati ai cui legali non è stato notificato l’avviso di conclusione indagini nello scorso mese di settembre; si tratta degli ufficiali Tiziana Perillo e Nunzia Di Donato e dell’ex agente Angelo Bruno (difeso da Rossana Ferraro e Arcangelo Urraro), finito in carcere a giugno e poi subito scarcerato quando emerse che da mesi non era più agente perché riformato dall’amministrazione.
Per le tre posizioni – il pm Alessandro Milita si era opposto allo stralcio – il Gup deciderà il 18 gennaio 2022 se far regredire il procedimento alla fase della conclusione indagini, con ripartenza del termine di 20 giorni per l’eventuale interrogatorio e la richiesta di rinvio a giudizio.
Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it