La protesta messa in atto da un centinaio di detenuti tra venerdì e sabato nel carcere di Vercelli ha lasciato diversi strascichi.
L’OSAPP, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria, ha preso una posizione decisa al riguardo. Secondo le ricostruzioni i detenuti si sono rifiutati di rientrare nelle loro celle ed hanno iniziato a protestare sbattendo ripetutamente pentolame contro le inferriate.
La protesta sarebbe stata motivata dalle disposizioni impartite dalla nuova direzione, assunta da una decina di giorni da Caterina Ciampoli. Con il passare delle ore la situazione è poi rientrata. A Vercelli è arrivata il Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Rita Russo che è restata nella casa circondariale fino a sabato sera. Durante la protesta i trasferimenti dei detenuti in arrivo sono stati bloccati.
Sull’accaduto è intervenuto Leo Beneduci, Segretario Generale dell’OSAPP.
«II nuovo direttore, assegnato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha tentato di applicare una delle ultime circolari, in particolare quella emanata a firma dall’ex capo dell’amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi riguardante il ripristino post-Covid 19 delle ordinarie condizioni di vita e di funzionamento, nello specifico inerente al numero di telefonate consentite e alle ore di socialità esterna alle celle detentive, ovviamente, di durata e numero inferiori a quelle durante la pandemia». Passi indietro che non sarebbero stati graditi ai detenuti. «Difficile dire se la “colpa” sia del direttore, del Provveditore regionale o del DAP – ha detto Leo Beneduci -anche perché non sappiamo come la pensi l’attuale capo Giovanni Russo, insediatosi da quasi tre mesi e di cui si hanno notizie meno che frammentarie, benché si immagini che tra provveditore e vertici dell’amministrazione penitenziaria centrale qualche contatto debba pur esserci stato.
Il problema vero riguarda le capacità professionali di chi decide in ambito locale come in ambito nazionale, perché nel carcere non è possibile passare, dall’oggi al domani, dal massimo per non dire eccessivo permissivismo all’altrettanta estrema chiusura, di quelli che i reclusi ritengono essere ormai diritti acquisiti».
Fonte: La Stampa – Cuneo
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