di LEO BENEDUCI
E’ un concetto noto in Geometria: un oggetto fisico completo e tangibile (un CORPO SOLIDO) è costituito dalle 3 dimensioni in rapporto tra di loro, BASE X ALTEZZA X PROFONDITA’.
Sostituiamo, senza volerne negare il contenuto umano, a una rappresentazione geometrica, attuale assetto organizzativo-funzionale in cui opera la Polizia Penitenziaria e definiamo come:
– BASE, la collettività degli appartenenti al Corpo di ogni ruolo e qualifica;
– ALTEZZA, l’insieme dei coloro che detengono potestà gerarchico-funzionale nei confronti del Corpo di Polizia Penitenziaria, compresa la stessa Dirigenza del Corpo;
– PROFONDITA’, la sinergia dei rapporti tra base e vertici e la condivisione nella prospettiva della complessiva funzionalità del sistema, in relazione alle immediate risultanze del lavoro svolto e soprattutto a quelle che ne costituiscono le attese secondo le finalità istituzionali, in ragione di un progetto possibile.
In realtà, laddove si considerino oltre alla Geometria i rapporti tra esseri umani, esisterebbe la quarta dimensione del TEMPO; ma in ragione della durata della Legislatura, Presidente del Consiglio e Ministra della Giustizia compresi e del restante periodo di permanenza in carica di molti degli attuali vertici dell’Amministrazione, in ambito nazionale, regionale e territoriale, di TEMPO ulteriore ne rimane assai poco.
Analizzando, quindi, le attuali condizioni.
La BASE, in evidente “instabilità”, per ragioni che associano agli eccessivi carichi di lavoro e di responsabilità (non propri ai ruoli, anche di ordine amministrativo o penale) il mancato riconoscimento di sacrifici e opportunità di carriera, l’estrema gerarchizzazione dei rapporti, la mancata condivisione delle finalità particolari e generali; anche penalizzata da un aggiornamento professionale che, invece di essere di natura permanente, è pressochè inesistente.
Per la BASE la parola chiave è in questo momento: SFRUTTAMENTO!
L’ALTEZZA, troppo impegnata sulla propria immagine interna-esterna e sul proprio ruolo, pressochè slegata dalla valutazione dei risultati ottenuti e ottenibili e dalle conseguenti responsabilità, spesso lontana dall’essere riferimento necessario del “proprio” personale, invece di costituire, come in passato, lo strumento privilegiato e la voce del rinnovamento, anche in ragione di faide e di interessi di poltrona, ha finito per costituire il principale veicolo della frammentazione e della sfiducia nel sistema.
Per l’ALTEZZA la parola chiave in questo momento è, comunque e ad ogni costo, SOPRAVVIVENZA!
LA PROFONDITA’, i problemi in essere risultano tali da determinarne una sostanziale inconsistenza e da rendere la “figura” risultante del tutto piatta, in quanto e semmai esclusivamente bidimensionale (solo BASE X ALTEZZA), perché, nell’assordante silenzio/sproloquio della Politica e nell’affanno degli Enti dell’Amministrazione ad individuare soluzioni quanto mai provvisorie e prive di censure sulla stampa o dagli innumerevoli “garanti”, meno che mai può immaginarsi una prospettiva futura per ll Carcere e per la Polizia Penitenziaria che possa essere di effettiva utilità per l’utenza rispetto alle esigenze della Collettività. Troppo faticoso infatti concepire in questo momento altro che il mero contenimento da un lato, l’esacerbata tutela degli interessi dei detenuti (tutti uguali chiunque e comunque siano) poi e la riduzione all’osso delle “maestranze” infine.
Per la PROFONDITA’ la parola chiave è INESISTENZA!
Può bastare tutto ciò per comprendere che così non può più andare e occorre una svolta, una prospettiva diversa?
Come abbiamo rammentato, sono 100 anni che accadono e si dicono le stesse cose!
Non vogliamo appartenere al coro dei lamentosi, se non per il fatto che le parole, se non astratte e ben pronunciate, potrebbero aiutare a capire e forse a fare.
Chi può e deve fare? Il Dap nella Persona del Capo PETRALIA o la Ministra CARTABIA? Il Parlamento o il Presidente del Consiglio DRAGHI?
Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, Noi compresi, finalmente e ORA.