Covid e carcere, numeri che spaventano. «Sono 110 i detenuti positivi questa mattina nella Casa circondariale di Rebibbia Nuovo complesso. Il fatto che la grande parte di essi siano asintomatici e non abbiano bisogno di assistenza sanitaria, se non del monitoraggio costante delle loro condizioni di salute, non toglie nulla alla gravità della situazione». Lo comunica il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa. Una nota divulgata dalla Pisana sottolinea che, secondo l’assessorato regionale alla Sanità, lunedì scorso erano 51 i detenuti positivi al Covid-19 nei 14 istituti di pena del Lazio.
Sulla vicenda interviene Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd: «Si sta realizzando quello che si sarebbe dovuto prevedere: non può essere l`isolamento fisico dei detenuti a contenere il rischio di contagi: non solo perché in carcere non puo’ essere garantito il distanziamento, a causa del sovraffollamento, ma anche perché un rafforzamento delle condizioni di isolamento ha effetti collaterali pesanti sulla concreta condizione di vita e sulla tenuta psicologica dei detenuti. E anche perché gli enormi problemi in materia di tutela della salute in carcere rendono davvero drammatica la prospettiva di focolai nella popolazione carceraria”. “Per questo – conclude Cirinnà – auspico che in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, che avverra’ il prossimo 29 gennaio, venga posta grande attenzione sul dare indicazioni precise e linee di intervento per disinnescare la bomba ad orologeria che sono le carceri, ad iniziare dalla gestione dei detenuti in attesa di giudizio».
«Lo ripetiamo quotidianamente – prosegue Anastasìa nel comunicato -: le carceri sono luoghi a rischio per la diffusione della pandemia. Questa situazione non può proseguire ancora per mesi, in attesa che arrivi il vaccino o che si prendano il Covid tutti i detenuti. Servono iniziative e disposizioni immediate, a partire dalla scarcerazione di tutti coloro che possano beneficiare di alternative al carcere e dei detenuti in attesa di giudizio per reati non violenti, in modo che si possa gestire nel migliore dei modi l’isolamento, il monitoraggio e l’assistenza di chi contrae il virus in carcere. Serve il vaccino subito, come è stato fatto nelle cinque Residenze per le misure di sicurezza (Rems) del Lazio».
Fonte: ilmessaggero.it
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