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Rinascita Scott, Mantella: «Un “pizzino” dal carcere per uccidere l’imprenditore Grasso»

Secondo il racconto del collaboratore, Leone Soriano avrebbe mandato l’ordine al killer tramite l’avvocato Stilo.

LAMEZIA TERME – Carcere di Cosenza, interno giorno, siamo tra il 2011 e il 2012 (poco prima dell’omicidio di Francesco Scrugli avvenuto a marzo 2012). A condividere la condizione detentiva ci sono Leone Soriano e Andrea Mantella. Soriano, capo della ‘ndrina di Pizzinni, ha un obbiettivo: uccidere l’imprenditore Pino Grasso, di San Costantino Calabro, che lo aveva denunciato per avere subito delle estorsioni. Soriano chiede a Mantella un favore: mandare uno dei suoi a eliminare l’imprenditore. Mantella – racconta nel corso del processo Rinascita Scott – prospetta un problema logistico: far arrivare il messaggio fuori dal carcere. Soriano prospetta a Mantella che «c’era l’avvocato Stilo a disposizione». Per il resto il piano sarebbe stato facile da eseguire poiché Grasso era sottoposto a dialisi dove si recava due volte a settimana. Lo scoglio da superare era fare arrivare l’imbasciata Scrugli. Secondo quanto racconta Mantella, in collegamento con l’aula bunker di Catanzaro, «Soriano era riuscito a mandare fuori l’imbasciata tramite l’avvocato». A mandare a monte il piano di Leone Soriano sarà l’omicidio di Francesco Scrugli, il 21 marzo 2012, «altrimenti questo Grasso sarebbe stato ammazzato».

L’avvocato Francesco Stilo è imputato nel processo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Considerato legato alle ‘ndrine Lo Bianco-Barba, Pardea-Ranisi, Fiarè-Razionale-Gasparro e Accorinti, avrebbe messo a consentito alle cosche, tramite il suo ruolo di avvocato, «di eludere le investigazioni delle autorità, acquisire notizie riservate, mettendo a disposizione dell’organizzazione informazioni relative ad indagini in corso, ottenute attraverso appoggi e contatti presso soggetti istituzionali. Ciò anche fornendo agli associati informazioni su dichiarazioni di collaboratori o altri dichiaranti coperte da segreto istruttorio, comunicando ad affiliati all’organizzazione notizie investigative ottenute nell’ambito della sua attività professionale di avvocato o da altri appartenenti all’ambiente criminale locale, intessendo relazioni con impiegati ministeriali per ottenere informazioni da sfruttare per le sue condotte […] all’occorrenza recapitando messaggi, utilizzando a tal fine i colloqui difensivi con altri detenuti e minacciando ed intimorendo testimoni in modo da fargli rendere dichiarazioni favorevoli ai sodali».

Stilo «funzionale a diversi mafiosi»

Secondo Mantella Stilo era «funzionale a parecchi mafiosi». Non solo aveva rapporti con Peppe Mancuso, figlio di Pantaleone alias “Vetrinetta” ma «portava i telefonini e “pizzini” nel carcere di Cosenza a Leone Soriano che li nascondeva nella gamba della branda». Allo stesso modo sarebbe stato a disposizione di Giuseppe Accorinti alias “Peppone”, boss di Zungri.
Non solo. Mantella sostiene che Stilo fosse in rapporti anche con i ragazzi del suo gruppo, come Salvatore Morelli o Francesco Antonio Pardea ma non con lui, «mai avuto rapporti stretti», dice.

I bigliettini nelle caramelle o nelle mutande

Il collaboratore Andrea Mantella ha anche raccontato del traffico di “pizzini” che venivano introdotti in carcere «nascosti nelle carte delle caramelle dagli avvocati», veicolati nelle parti intime, nelle confezioni di medicinali, o letti al volo con linguaggio criptato su un’agenda. – (a.truzzolillo@corrierecal.it).

Fonte: corrieredellacalabria.it

 

Redazione OSAPPoggi

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