Rivolta dei detenuti nel carcere di Opera: 22 rinviati a giudizio

A marzo, in pieno periodo di lockdown. I prigionieri tentarono «di sfondare» un cancello, minacciarono di morte gli agenti e diedero fuoco ai materassi.

Tentarono «di sfondare» il cancello di una sezione del carcere, minacciando «di morte» alcuni agenti della polizia penitenziaria, provocarono «un incendio» dando fuoco a «materassi» e distruggendo sedie e tavoli. Per la rivolta dei detenuti nel carcere di Opera, alle porte di Milano, la procura ha chiesto 22 rinvii a giudizio.

Le accuse mosse, a vario titolo, dai pm Enrico Pavone e Alberto Nobili, a capo del pool antiterrorismo, sono quelle di resistenza e minacce a pubblico ufficiale, danneggiamento e incendio. I fatti risalgono al 9 marzo nel pieno dell’emergenza coronavirus. Gli accertamenti avevano portato inizialmente a 92 denunce e, dopo la chiusura indagini a luglio, è arrivata la richiesta di processo per 22 detenuti.

In quei giorni di emergenza Covid e di paura tante rivolte erano esplose in diverse carceri italiane. La procura di Milano è pronta a chiedere il processo anche per 12 detenuti del carcere di San Vittore che avevano protestato dopo che, per via della diffusione del coronavirus, erano stati sospesi i colloqui con i famigliari. In questo caso le accuse vanno dal sequestro di persona (degli agenti della polizia penitenziaria), a devastazione e saccheggio, lesioni personali e rapina. Il tutto, per la procura, in esecuzione di un «unico piano criminoso durante la rivolta nell’istituto penitenziario».

Alcuni dei detenuti di Opera che ora dovranno affrontare l’udienza preliminare sono anche accusati di aver distrutto «tutte le vetrate» di una sala del carcere, di aver spruzzato contro alcuni agenti «liquido urticante» e di aver «lanciato» pezzi «di vetro e legno» contro la polizia penitenziaria. Molti di loro hanno confessato le proprie responsabilità.

 

 

da lastampa.it

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