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RIVOLTA IN CARCERE: CONDANNATI 7 DETENUTI

Ai detenuti che hanno scelto il rito abbreviato sconto di pena, per altri 16 il processo si aprirà nel mese di maggio.

Nei giorni in cui, nel carcere di Santa Maria Maggiore (come in quello femminile della Giudecca) personale, agenti e detenuti vengono sottoposti al vaccino anti-Covid, arriva la prima sentenza per la violenta protesta di marzo 2020: iniziata con la tradizionale “battuta” delle stoviglie contro i ferri delle celle – contro il blocco delle visite causa lockdown e il sovraffollamento – la giornata era poi degenerata sulla scia dell’azione di una cinquantina di detenuti: videocamere di sorveglianza distrutte, suppellettili infrante, lenzuola date alle fiamme, con spirali di fumo che uscivano dalle finestre del carcere, creando grande allarme e squadre dei vigili del fuoco che avevano operato per ore, orientando i getti dell’acqua verso l’interno del carcere.

Ieri, la giudice per le udienze preliminari Marta Paccagnella ha accolto le richieste di condanna – da 6 a 18 mesi – avanzate dal pubblico ministero Giorgio Gava per i sette detenuti che avevano chiesto il rito abbreviato, ottenendo quindi uno sconto di un terzo della penna. L’udienza si è svolta in aula bunker a Mestre, per permettere i collegamenti con i 23 detenuti delle più diverse nazionalità (cittadini tunisini, marocchini, rumeni, nigeriani, senegalesi, bulgari e italiani), che sono stati accusati dal pubblico ministero Gava di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale.

Per alti 16 imputati il processo avrà inizio davanti al Tribunale di Venezia il 17 maggio. Tra questi, anche il chioggiotto (con casa alla Giudecca) Manuel Fabris accusato di rapina, il veneziano Clyde Salvagno, il chioggiotto Lino Tiozzo Compini e Alberto Sarpato (residente a Piove di Sacco, anche lui detenuto per rapina). Hanno scelto di difendersi in aula. Tra gli avvocati che li rappresenteranno Mauro Serpico, Federico Tibaldo, Marco Zanchi, Elisabetta Costa, Giuseppe Vio, Claudia Vianello, Andrea Cerutti .

La protesta risale al 10 marzo 2020, nei primi giorni di lockdown totale ed era iniziata – come tante altre volte – con la battuta delle stoviglie. Poi era andata degenerando: chi aveva ricavato mazze dalle zampe dei tavoli, chi distrutto le videocamere di sorveglianza, chi bloccato con frigo e tavoli i cancelli per impedire l’arrivo della polizia, utilizzando anche gli idranti antincendio contro gli agenti, chi mandato in frantumi le finestre, chi tentato di sfondare i cancelli di sbarramento, chi dato fuoco a lenzuola legate alle inferiate delle finestre, chi è accusato di aver contribuito a mandare in frantumi ben 22 vetrate.

In quest’ultimo anno, altre proteste si sono susseguite a Santa Maria Maggiore – troppo affollato, rispetto alla sua capienza – ma sempre nell’ambito della legittimità. Intanto, il garante per i diritti delle persone private della libertà, comunica che in questi giorni il personale, detenuti e detenute si stanno sottoponendo al vaccino AstraZeneca. Una cinquantina i detenuti che sono risultati positivi al virus negli ultimi mesi e che quindi non saranno vaccinati, mentre per ora hanno dato l’adesione in 70 sui circa 200 presenti a Santa Maria Maggiore. Al carcere femminile della Giudecca, 50 adesioni tra le 75 detenute.

 

 

Fonte: novavenezia.gelocal.it

Redazione OSAPPoggi

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