Dei 223 detenuti dell’Alta Sicurezza scarcerati grazie alla circolare emanata il 21 marzo si sa per certo che 111 ancora non sono tornati in cella. Quello che non si sa, ancora ad oggi con certezza, è a chi vadano attribuite le responsabilità di una scelta simile.
Parliamoci chiaro, anche nel pieno di una pandemia – vera o presunta – le istituzioni non dovrebbero neanche lontanamente pensare di far andare dei mafiosi ai domiciliari. Il fatto che ancora non si sia riusciti a fare chiarezza attorno a quei giorni convulsi, costellati di rivolte nelle carceri di mezza Italia e nevrotici scambi di mail tra dirigenti e funzionari del Dap, fa crescere molti dubbi.
Quello che sicuramente ne è più attanagliato è il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra. Morra si ritrova a dover mettere le mani in un caos di circolari, mail e voci inimmaginabile. Ormai è chiaro che ad aver stilato quel decalogo sia stato un medico viterbese (di cui avevamo parlato in questo articolo) su richiesta dell’allora direttore generale Detenuti del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Giulio Romano.
Il 18 marzo Romano scrive al direttore dell’Unità di Medicina protetta dell’ospedale Belcolle di Viterbo, Giulio Starnini. Il famoso “elenco della malattie” altro non dovrebbe essere se non che la lista delle patologie che espongono al rischio contagio da coronavirus i detenuti. Solo che in quell’elenco finisce anche una determinata condizione, che è tutto fuorchè patologica: avere più di 70 anni.
Starnini sarà poi ascoltato in udienza dalla Commissione Antimafia, di cui fanno parte, tra l’altro, il senatore ed ex Presidente del Senato Pietro Grasso e la ministra Bellanova.
D’altronde siamo pur sempre in Italia e c’è quindi chi cade sempre dal pero, come succede all’attuale Direttore della Medicina Protetta di Belcolle che, per sua esplicita ammissione, “inconsapevolmente” ha provocato un terremoto ai vertici del DAP, facendo dimettere con una banale specifica (“etá superiore ai 70 anni”), sia Basentini che Romano.
Eppure il nostro è uomo dell’ambiente, dal 2009 infatti è stato distaccato presso il DAP come Consigliere della Programmazione Sanitaria dopo un passato di Medico Incaricato presso lo stesso DAP (2003/2008), riuscendo ad ottenere, al contempo, fatto piuttosto inusuale, anche la nomina nel 2015 di Direttore di UOC, quella della Medicina Protetta.
E saranno perciò le innegabili conoscenze specifiche in materia, nonchè l’autorevolezza accreditata presso i vertici del DAP, a condurlo alla compilazione della famosa griglia, formalizzata il 21 marzo a firma della Dr.ssa Borzacchiello, sola soletta quel giorno di turno al DAP.
Il Dr. Romano, quindi, avrebbe chiesto al nostro dapprima una nota informale poi, il 18 marzo, la formalizzazione della stessa per ufficializzare i requisiti utili, e parecchio, alla scarcerazione: il 21 marzo la notissima circolare arriva spedita, come non mai. Escono Francesco Bonura, Pasquale Zagaria, tanto per citare i più noti, e di conseguenza in oltre 200 lasciano l’Alta Sicurezza o il 41 bis: alla faccia dell’andante latino “Senectus morbosa non est”.
La clausola dei 70 anni, emergente in coda, fa drizzare le antenne di Pietro Grasso, che interroga nel merito il nostro che però “cade dal pero”, appunto, negando candidamente di immaginarsi simili risvolti della sua nota ovvero di conoscere l’esistenza della circolare, dianzi richiamata, disconoscendo di fatto che detenuti comuni ultra70enni non esistono: ma non è forse Consigliere della Programmazione Sanitaria al DAP da oltre un decennio?
La cosa che poi da ancora più nell’occhio e risalta è la condotta della Asl di Viterbo che anzichè farlo “respirare”, dopo la bufera in cui è stato trasportato dal corso degli eventi, premia addirittura Starnini con una bella delibera datata 7 agosto – 5 mesi dopo la vicenda – dove gli “rinnova per ulteriore anno il comando presso il Ministero della Giustizia”. Teniamo sempre bene a mente che c’è un’altra vicenda giudiziaria che vede coinvolto il direttore di Medicina Protetta, quella dei “furbetti del ticket”.
Ma l’altra coincidenza, che si va ad aggiungere alla lista di anomalie, è quella accaduta il 27 agosto, ben 20 giorni dopo il rinnovo dell’incarico concesso a Starnini: Umberto Bellocco, tra i fondatori della Sacra Corona Unita, viene trasferito proprio a Belcolle nel reparto di Medicina Protetta diretto dal medico viterbese. Inutile dilungarsi sul curriculum mafioso del boss Bellocco, facilmente rintracciabile su internet. Un fiume di intercettazioni, deposizioni di testimoni, operazioni della DDA e condanne.
Chissà se è veramente tutto giusto e perfetto.