Omicidio colposo. L’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Termini Imerese chiamata a far luce sul decesso di Chiheb Hamrouni,29 anni, residente a Marsala, uno dei principali imputati nel processo scaturito dall’indagine “Scorpion Fish” (l’operazione portò alla luce un traffico di migranti e contrabbando di sigarette), portata a termine da Dda e Guardia di finanza il 6 giugno 2017.
Il giovane tunisino è stato rivenuto, all’alba di domenica, privo di vita nelle carceri di Termini Imerese dove stava scontando la sua pena. Lo scorso 4 giugno, infatti, la seconda sezione della Corte d’Assise d’appello di Palermo gli aveva ridotto la pena da 7 anni e 4 mesi di carcere a sei anni e mezzo più 116 euro di multa.
Nel pomeriggio verrà eseguita l’autopsia disposta dal sostituto procuratore Giacomo Barbara. All’avvocato Fabio Sammartano, difensore della vittima, la direzione delle carceri ha parlato di un arresto cardiaco, ma ai familiari, invece, avrebbe riferito di un’aggressione subita in cella con circostanze ancora da chiarire. Il detenuto aveva da poco reso importanti dichiarazioni nell’ambito di altre indagini della Dda palermitana in materia di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando transnazionale di tabacchi lavorati esteri nell’ambito delle operazioni Scorpion fish 2 e Scorpion fish 3″. Sarà l’esame medico-legale ha accertare le effettive cause del decesso.
Fonte: tp24.it
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