L’uscita dal carcere
Gli interrogatori si sono conclusi nel tardo pomeriggio, poi il gip è tornata nei suoi uffici per formalizzare le sue decisioni, che sono arrivate alle 22,30 e che sono state comunicate in carcere ai legali e ai tre fermati. “Mi riservo di valutare attentamente le motivazioni del gip, e ricordo che esistono anche strumenti di impugnazione”: è stato il primo commento del procuratore della Repubblica Olimpia Bossi.
“Una decisione – ha aggiunto – che si è basata sul fatto che non è stata ritenuta credibile la testimonianza di Tadini e di altre persone. Stiamo comunque parlando di una fase cautelare e la nostra strategia non cambia. Il lavoro si concentrerà adesso soprattutto sulla valutazione delle cause della rottura della fune. Gli indagati restano gli stessi, il nostro lavoro va avanti”.
Soddisfatti i legali che hanno visto accogliere le loro richieste. L’avvocato Perillo, ha commentato: “Avevo chiesto gli arresti domiciliari perché quello che Tadini ha ammesso è molto grave ed è indifendibile”.
“Non c’erano i presupposti per il fermo dell’ingegner Perocchio”, ha detto invece l’avvocato Andrea Da Prato. “Non dobbiamo dare colpe all’accusa – ha aggiunto – il giudice è lì per correggere eventuali errori, fondamentalmente. Io credo che ci sia stato un errore di impostazione. Noi siamo contenti – ha concluso – l’ingegnere è ovviamente provato, stanco ma sereno. Va bene così, andiamo avanti”.
Infine l’avvocato Pantano, ha detto: “Non si tratta di una vittoria: giustizia è fatta per quanto riguarda Nerini, ma non c’è motivo di gioire. Ancora il grosso delle indagini deve essere fatto, bisogna trovare i responsabili”.
Quando su Verbania era ormai scesa la notte, Tadini, Perocchio e Nerini sono usciti dal carcere: il primo, accompagnato dal suo legale, ha raggiunto il luogo degli arresti domiciliari, gli altri due da uomini liberi.
Intanto oggi in tutto il Piemonte sarà Giornata di lutto per le vittime della funivia del Mottarone.Lo ha deciso il presidente della Regione, Alberto Cirio, che invita la popolazione ad osservare un minuto di silenzio alle 12 e gli enti pubblici piemontesi ad unirsi nella manifestazione del cordoglio, esponendo le bandiere a mezz’asta”.
Parallelamente si stanno approfondendo gli aspetti tecnici, per rispondere ad una ulteriore domanda cruciale: perché il cavo trainante si è spezzato? Su questo la procura si aspetta risposte notizie dal perito, il professor Giorgio Chiandussi del Politecnico di Torino.