Nell’Arma dei carabinieri c’è un colonnello pagato per non fare nulla. Si chiama Luciano Zarbano, è originario della provincia di Siracusa e ha 57 anni. È in servizio alla Legione carabinieri di Genova senza alcun incarico. Le sue giornate da circa due anni sono tutte uguali: alle otto arriva in caserma, entra nel suo ufficio, accende il computer, e attende che la giornata trascorra. La sua è una storia incredibile. Zarbano è attualmente l’unico colonnello dell’Arma che ha ricoperto tutti i ruoli della scala gerarchica, da carabiniere ad ufficiale. Ma non solo. Pluridecorato, è stato in tutte le “organizzazioni” della Benemerita: territoriale, mobile, addestrativa. Per cinque anni ha svolto il delicato compito di capo sezione disciplina dell’Ufficio personale ufficiali del Comando generale. La sua brillante carriera si interrotta, quando era comandante provinciale di Imperia, a causa di un magistrato: l’allora procuratore della città ligure Giuseppa Geremia. Zarbano arriva ad Imperia a luglio del 2013. Il predecessore era stato allontanato dopo alcune “riserve” espresse nei suoi confronti dalla procuratrice.
Passano solo pochi giorni e anche i rapporti fra Zarbano e Geremia diventano incandescenti. La dottoressa Geremia, ad esempio, indica al colonnello i nomi dei militari che secondo lei andrebbero puniti o trasferiti, chiede che le notizie di reato per i fatti più importanti vengano sottoposte alla sua attenzione prima del deposito, arriva perfino a dare ordini sul tipo di uniforme che i carabinieri devono utilizzare quando sono in servizio. «Fosse per me toglierei i carabinieri da Imperia, il loro apporto al contrasto alla criminalità non è così determinante», dichiara una volta a un collaboratore di Zarbano. Il colonnello tiene duro, non da corso alle richieste di Geremia, informa i superiori e il procuratore generale di Genova di quanto sta accadendo. Gli accertamenti svolti dal pg del capoluogo ligure sono trasmessi al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Cassazione per l’avvio dell’azione disciplinare nei confronti della dottoressa Geremia. Al termine del procedimento, la procuratrice di Imperia non sarà confermata nell’incarico e verrà sanzionata dalla disciplinare del Csm.
In parallelo, i comandanti di Zarbano fanno gli accertamenti di competenza e, nonostante fossero a conoscenza di quanto era successo, accusano il colonnello di “minore collaborazione” con il magistrato. II Comando generale avvia quindi le procedure per il trasferimento di Zarbano. In questa bagarre si innesta, tanto per non farsi mancare nulla, un bel procedimento penale. Anzi, due. Zarbano denuncia a Torino, competente per i reati commessi dai magistrati liguri, Geremia, e a Imperia iscrivono nel registro degli indagati il colonnello. L’accusa è surreale. Zarbano avrebbe aiutato il marito della procuratrice Geremia che, dopo l’ennesima infrazione al codice della strada, doveva subire il ritiro della patente. Il provvedimento era rimasto chiuso in un cassetto per essere notificato solo quanto i termini erano scaduti. Ad accusare Zarbano un suo dipendente, il maggiore David Egidi, che aveva dichiarato ai pm di «aver eseguito un ordine del suo diretto superiore».
Versione sempre respinta dal colonnello che si era fatto interrogare due volte dai pm negando ogni coinvolgimento. Dopo un lungo ping pong fra i tribunali del Piemonte e della Liguria su chi dovesse procedere nei confronti di Zarbano, la procuratrice facente funzione di Imperia Grazia Pradella (attuale procuratrice di Piacenza che ha effettuato la maxi retata dei carabinieri della caserma Levante, ndr) si era astenuta, a maggio del 2018 con rito abbreviato il colonnello viene condannato ad un anno per abuso d’ufficio su richiesta del neo procuratore Alberto Lari. Ad aprile del 2019, su richiesta del pg Enrico Zucca, la Corte d’appello di Genova assolverà Zarbano perché il fatto non sussiste. Il colonnello, concluso il procedimento, ha presentato un esposto al Csm sui magistrati di Torino ed Imperia affinché faccia luce sul loro operato. Tutto risolto? Macché. Il Comando generale nel frattempo si è “dimenticato” di Zarbano.
Il colonnello ha scritto più volte di poter tornare a lavorare e si è messo a rapporto dal comandante generale Giovanni Nistri quando è venuto a Genova per l’inaugurazione del ponte. Nulla da fare. Questa settimana, tramite i suoi legali Zarbano, ha presentato un nuova istanza al Comando generale ed ha giocato l’ultima carta, quella della segnalazione alla Corte dei Conti per danno erariale: il colonnello è a stipendio pieno per non fare nulla e il comandante generale non perde occasione per rimarcare la carenza di personale.
fonte: ilriformista.it
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