Egregio dottor Capece ho ascoltato, non senza meraviglia, la sua affermazione sul compito del cappellano che dovrebbe essere il porgere l’altra guancia alla luce del vangelo, e questo lo ha affermato per far capire la differenza del compito della polizia penitenziaria.
Fermo restando che non riesco a capire il nesso tra questi due compiti, mi sarei aspettato invece, di ascoltare da lei, quale deve essere il compito della polizia penitenziaria alla luce della costituzione.
Molti degli agenti della polizia penitenziaria che conosco, sono dei buoni cristiani e sanno bene che porgere l’altra guancia non significa certo subire in silenzio la violenza, come lei invece ha fatto credere, ma è rispondere con serietà, con competenza, e anche con intelligenza, a situazioni di conflitto che possono verificarsi, in un ambiente poco umano come è il carcere, dove degli uomini devono tenere rinchiusi altri uomini.
Rispondere al male col male, alla violenza con la violenza, produce solo un male più grande, esaspera gli animi, e contribuisce a creare ambienti disumani, lì dove di umano già ce ne poco.
Rimanere arroccati alla mentalità della difesa a tutti i costi, è creare, in ambienti difficili come il carcere, le basi di continui conflitti e questo non credo faccia bene al compito della polizia, ne credo che sia prerogativa di un sindacato serio creare questi presupposti.
Egregio dottor Capece, questo mio breve scritto è il mio porgere l’altra guancia come cappellano, come vede il detto evangelico non è mai stare in silenzio davanti ad affermazioni false e fuorvianti come le sue, ma rispondere con rispetto e speranza affinché sia sempre la verità a venire alla luce.