
di Leo Beneduci_ SVILITI TRA MASCOTTE CARICATURALI E MODULI PREFABBRICATI DISUMANIZZATI – LA POLIZIA PENITENZIARIA RAPPRESENTATA DA UN PUPAZZO ANTROPOMORFO._ Il personale della Polizia Penitenziaria, Corpo di Polizia dello Stato che svolge un ruolo fondamentale e delicato all’interno del sistema giustizia italiano, si trova oggi a fronteggiare una duplice umiliazione: essere rappresentato da una mascotte che banalizza completamente la propria professionalità e, contemporaneamente, oltre a quello che già accade, verrà destinata a svolgere servizio in strutture prefabbricate (9 padiglioni, 350 detenuti per padiglione per 72 milioni di spesa complessivi e al cui funzionamento servono non meno di 600 unità aggiuntive che come OSAPP avevamo già preannunciato) che sembrano concepite con la stessa logica di un allevamento intensivo di pollame. Gli agenti di Polizia Penitenziaria, professionisti che ogni giorno gestiscono situazioni complesse e potenzialmente pericolose, meriterebbero un’immagine istituzionale migliore e piena che rifletta la serietà e l’importanza del loro ruolo. Invece, si ritrovano rappresentati da una lince antropomorfa in uniforme (che assomiglia ad altri animali necrofagi e ridens, a dimostrazione al Dap ciò avviene da tempo) che sembra uscita da un parco divertimenti, come se il loro lavoro fosse un’attrazione per bambini anziché un servizio essenziale per la sicurezza e la rieducazione, nonché per la pacificazione sociale. Parallelamente, questi stessi agenti saranno chiamati a prestare servizio nei nuovi “moduli detentivi” prefabbricati descritti nel documento di Invitalia (che si allega). Strutture standardizzate in cemento, errore terribile e madornale di un Ministro (Carlo Nordio) e di un Governo quanto mai lontani ed indifferenti alla sofferenza delle carceri, dove il “posto agente” è semplicemente un altro modulo da 6×5 metri, inserito nella stessa logica industriale che caratterizza l’intero progetto. In questi ambienti asettici, gli agenti dovrebbero svolgere il proprio lavoro in condizioni che rendono ancora più difficile il mantenimento di rapporti umani costruttivi con i detenuti. Il documento tecnico descrive minuziosamente impianti di sorveglianza, grate, sistemi di sicurezza, ma manca completamente di considerazioni sulle condizioni di lavoro degli agenti che dovranno presidiare questi spazi per turni interi. Il “posto agente” viene concepito come un semplice punto di controllo, non come un ambiente di lavoro dove un professionista deve esercitare complesse funzioni di sorveglianza, mediazione e supporto. La Polizia Penitenziaria si trova così stretta tra due visioni ugualmente inadeguate del proprio ruolo: da un lato, la banalizzazione rappresentata dalla mascotte antropomorfa e ridicola da 5.480 euro che ne deride la professione; dall’altro, la riduzione a meri controllori in un sistema di detenzione industrializzato che concepisce sia i detenuti che gli agenti come componenti intercambiabili di un meccanismo asettico. Questo duplice svilimento della professionalità ha conseguenze concrete: rende più difficile attrarre e mantenere personale qualificato, compromette il morale di chi già presta servizio, e ostacola il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza e rieducazione che dovrebbero essere al centro del sistema penitenziario. Un agente demotivato e che lavora in condizioni strutturali inadeguate avrà molta più difficoltà a gestire situazioni complesse e a contribuire positivamente al percorso riabilitativo dei detenuti. Mentre l’Amministrazione spreca risorse per mascotte caricaturali e progetta strutture prefabbricate che costeranno milioni, i veri bisogni deI poliziotti di trincea vengono trascurati. Ma la china intrapresa ormai deve essere percorsa fino in fondo e le conseguenze speriamo che ricadano pesantemente solo su chi ne ha la piena ed incosciente responsabilità.
Fraterni Saluti a tutti.
Allegato 1_RT illustrativa preliminare – Moduli
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP