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Torino, protesta davanti al carcere: “Fateci incontrare i nostri familiari detenuti”

Protesta davanti al carcere Lorusso e Cutugno di Torino: i parenti dei detenuti da ore sono nel piazzale esterno della struttura e chiedono di poter fare loro visita. Sono madri e mogli, ma anche mariti, fratelli e figli, che hanno deciso di restare finché, assicurano, “non incontreremo la direttrice perché avevamo un appuntamento per fare il colloquio e invece abbiamo trovato solo la scritta ‘chiuso’, nessuno ci ha avvertito. Siamo pronti a incatenarci”.

Stando al racconto dei familiari, che si sono rivolti anche all’associazione Libertà di Parola per farsi ascoltare, questa mattina sono arrivati per i colloqui dopo aver preso appuntamento nei giorni scorsi senza che venisse comunicato loro che non si sarebbero svolti. “Io addirittura ho chiamato ieri per avere conferma e mi è stato detto: ‘Certo, domani può venire’. E invece ho preso il pullman e sono venuta qui senza motivo, nessuno mi ha risposto”, racconta una ragazza. Arrivano da Torino ma anche dalle città vicine: “Io da Chieri – spiega la moglie di un detenuto -. Ci hanno detto che è una misura per limitare gli spostamenti, ma se non ci informano lo spostamento avviene comunque”.

Protesta davanti al carcere Lorusso e Cutugno di Torino: i parenti dei detenuti da ore sono nel piazzale esterno della struttura e chiedono di poter fare loro visita. Sono madri e mogli, ma anche mariti, fratelli e figli, che hanno deciso di restare finché, assicurano, “non incontreremo la direttrice perché avevamo un appuntamento per fare il colloquio e invece abbiamo trovato solo la scritta ‘chiuso’, nessuno ci ha avvertito. Siamo pronti a incatenarci”.

Stando al racconto dei familiari, che si sono rivolti anche all’associazione Libertà di Parola per farsi ascoltare, questa mattina sono arrivati per i colloqui dopo aver preso appuntamento nei giorni scorsi senza che venisse comunicato loro che non si sarebbero svolti. “Io addirittura ho chiamato ieri per avere conferma e mi è stato detto: ‘Certo, domani può venire’. E invece ho preso il pullman e sono venuta qui senza motivo, nessuno mi ha risposto”, racconta una ragazza. Arrivano da Torino ma anche dalle città vicine: “Io da Chieri – spiega la moglie di un detenuto -. Ci hanno detto che è una misura per limitare gli spostamenti, ma se non ci informano lo spostamento avviene comunque”.

Le visite ai detenuti comunque sono vietate dal Dpcm. Per le zone rosse, come si legge nelle Faq del governo, “gli spostamenti per fare visita alle persone detenute in carcere sono sempre vietati, non potendo ritenere che tali spostamenti siano giustificati da ragioni di necessità o da motivi di salute. In tali casi i colloqui possono perciò svolgersi esclusivamente in modalità a distanza” e quindi o con Skype o telefonicamente.

Ma i parenti non sono d’accordo: “Ma se arrivo da Torino e ho l’autocertificazione, se sto bene e non ho sintomi, perché non mi fanno entrare? Eppure i legali possono. E l’assurdo è che i parrucchieri sono aperti ma noi non possiamo salutare i nostri cari. Lo vengano a dire a questi bambini che non potranno vedere il papà. E loro dentro che si sentono abbandonati”.

A preoccupare, infatti, è anche la situazione interna. Già nei scorsi la situazione delle carceri è stata oggetto di diverse istanze, compresa una lettera aperta delle detenute, tra cui la giovane attivista del movimento NoTav, Dana Lauriola, indirizzata ad Amnesty International, per avere risposte dalle istituzioni sulla questione pandemia.

Preoccupa anche la situazione del carcere di Ivrea, in questo caso è l‘Osapp a intervenire, dando notizia del suicidio di un detenuto di nazionalità rumena che ieri sera si è impiccato nel bagno della propria cella:

L’Osapp da tempo denuncia la gravissima situazione in cui versano gli istituti penitenziari italiani – sottolinea Leo Beneduci, segretario generale dell’organizzazione sindacale -. Il carcere di Ivrea è senza un Direttore titolare e senza un comandante titolare oltre ad essere in sofferenza per le gravissime carenze di organico più volte denunciato dall’Osapp. Ribadiamo ancora una volta che il carcere di Ivrea versa nel completo “sbando”: il personale di Polizia Penitenziaria di Ivrea è allo stremo ed è quanto mai urgente che sia i vertici centrali che regionali intervengano senza ulteriore ritardo.”

 

 

 

Fonte: torino.repubblica.it

Redazione OSAPPoggi

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