La quarantena senza nessun tampone
“Nel mese di marzo 2020 – racconta l’Agente a TorinoToday – ho lavorato a stretto contatto con un mio collega della Polizia Penitenziaria risultato positivo al coronavirus. Per questo motivo io sono stato messo in quarantena. In questo periodo sono stato contattato dalla Asl di Settimo Torinese per conoscere il mio stato di salute. Sono stato in quarantena dal 14 al 27 marzo 2020. In questo periodo sono stato contattato tre volte dalla Asl e al termine un medico della stessa, che avevo contattato telefonicamente, mi ha risposto che, non avendo avuto sintomi gravi quali febbre, tosse, dolore al petto e problemi respiratori, avrei potuto assumere regolare servizio al carcere adottando una serie di misure precauzionali quali mascherina, guanti e distanza di sicurezza. Il mio datore di lavoro avrebbe potuto valutare se sottopormi al tampone. Così il 28 marzo mi sono recato regolarmente al carcere per lavorare”.
Il tampone dopo 15 giorni dal rientro in servizio e la positività
“Dopo alcuni giorni dal mio rientro in servizio – racconta ancora l’Agente – ho contattato l’Asl di Settimo Torinese per farmi rilasciare una dichiarazione che attestava che io ero stato in quarantena. Ne ho poi ricevuta un’altra che mi anticipava che mi sarei dovuto recare all’Asl di Ivrea per eseguire il tampone. La data, 11 aprile, è stata comunicata poi via e-mail. Ho svolto regolarmente turni di servizio in carcere fino al 20 aprile 2020 con turno di servizio dalle 15 alle 23. Il 20 aprile mi hanno telefonato dall’Asl di Settimo Torinese dicendomi che ero risultato positivo al test. Preciso di aver lavorato ininterrottamente dal giorno 28 marzo al giorno 20 aprile 2020 incontrando numerosi miei colleghi agenti di polizia penitenziaria”. In sostanza, ha circolato per 24 giorni (con tutte le precauzioni del caso) senza sapere di essere positivo.