L’uomo, che aveva lasciato la struttura per un permesso, al rientro nel penitenziario si è sentito male perché uno degli involucri ingeriti si è rotto. Le sue condizioni, secondo i sindacalisti dell’OSAPP, sono molto gravi e rischia la vita.
Un detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino, nell’Avellinese, è ricoverato in condizioni gravissime da lunedì dopo essere rientrato in carcere con 17 ovuli di cocaina nello stomaco. L’uomo, che aveva lasciato la struttura per un permesso, al rientro nel penitenziario si è sentito male perché uno degli involucri ingeriti si è rotto. Le sue condizioni, secondo i sindacalisti dell’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), sono molto gravi e rischia la vita.
“La Polizia Penitenziaria, – commentano Vincenzo Palmieri e Luigi Castaldo dell’OSAPP – insieme con il ritrovamento dei 100 grammi di hashish ieri nel carcere di Avellino, ha sventato una sorta di ‘droga party della Befana’, dimostrando, ancora una volta, elevate capacità professionali, malgrado le forti criticità e difficoltà operative”. I due sindacalisti, dopo avere espresso preoccupazione nei confronti del detenuto, sottolineano che “purtroppo, nonostante i benefici previsti e concessi per legge dai magistrati di sorveglianza di turno, molti detenuti non hanno remore a perpetrare reati, anche rischiando la propria vita”.
“E ciò deve indurci a riflessioni – dicono ancora – affinché si possano apportare le dovute modifiche legislative e deterrenti a questi incresciosi fenomeni che destabilizzano l’ordine e la sicurezza dei penitenziari”. “Invitiamo i garanti dei detenuti, – aggiungono – dal nazionale ai regionali, ed ora anche ai provinciali, a esprimersi in merito”. Per il Segretario Generale dell’OSAPP Leo Beneduci, infine, il legislatore “dovrebbe, col supporto appropriato delle idonee figure istituzionali, adoperarsi con misure preventive e restrittive a contrastare i vari e pericolosi fenomeni criminosi all’interno dei penitenziari, tesi anche a tutelare la vita dei detenuti, con leggi incisive e deterrenti, utili alla salvaguardia dell’interesse collettivo, dei carcerati e, in special modo, dell’immagine del corpo di Polizia Penitenziaria”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it