Quando Simona, infermiera del turno di notte nel carcere di Bologna, qualche minuto prima della mezzanotte del 25 settembre scorso, risponde a una telefonata proveniente dal reparto Nefrologia dell’Ospedale Sant’Orsola, crede si tratti di un errore. “Una dottoressa – racconta – mi chiedeva come contattare un paziente, in lista d’attesa per il trapianto del rene, doveva comunicargli che era arrivato un organo all’apparenza compatibile e che doveva raggiungere con estrema urgenza l’ospedale”.
Nessun errore: il medico, che tempo prima aveva ricevuto un fax con l’intestazione del carcere, sta cercando proprio il detenuto Giulio (nome di fantasia, ndr), deve comunicargli che potrebbe essere arrivato il tanto atteso momento del trapianto.
Giulio, però, non è più nel carcere bolognese da circa un anno. “Data l’urgenza mi sono offerta di cercare un suo recapito con l’aiuto del personale di Polizia Penitenziaria che si è messo subito a disposizione dimostrando grande sensibilità – dice Simona -. La dottoressa mi aveva detto, infatti, che se non lo avessimo rintracciato entro mezz’ora avrebbe dovuto contattare il paziente successivo nella lista d’attesa”.
Nel giro di pochi minuti negli uffici della Matricola e della Sorveglianza generale parte così la frenetica consultazione di archivi, registri, fascicoli alla ricerca di una traccia che porti a Giulio, ma senza alcun risultato. “Quando il tempo che ci aveva concesso li medico stava per terminare, – rivela Simona – ho notato nel fascicolo che stavo sfogliando, il contatto telefonico del fratello con il quale il nostro ex detenuto aveva detto sarebbe andato a convivere, una volta tornato in libertà. Ho composto subito il numero in presenza della Polizia Penitenziaria”.
Giulio è proprio in casa del fratello. Riconosce la voce di Simona e, quando lei gli spiega che sta per ricevere una telefonata decisiva per il suo futuro, capisce e si commuove. Pochi minuti dopo, grazie al recapito telefonico fornito dall’infermiera, il reparto del Sant’Orsola comunica a Giulio l’attesa notizia. “Un’ora dopo ho chiamato la dottoressa – conclude Simona – che mi ha confermato l’arrivo del paziente. I controlli erano già in corso e tutto stava andando bene…”.
FONTE: GNEWSONLINE.IT