Tutti catturati e trasferiti in poche settimane tranne Aghilar, preso quasi 5 mesi dopo. Intanto, non c’è più il reparto di “Alta Sicurezza” per i prigionieri “in odor di mafia”. Resta il sovraffollamento.
Un anno dalla folle fuga dal carcere di Foggia. Il 9 marzo 2020, 72 detenuti uscirono dalla porta principale del penitenziario al termine di una rivolta scoppiata per l’emergenza Covid. Il tutto a poche ore dal lockdown che fermò l’Italia intera. Scene da film, riprese dai mass media di tutto il mondo. Molti prigionieri rientrarono in cella il giorno stesso, altri rapinarono alcuni automobilisti per fuggire lontano dalla città.
Tra gli evasi anche personaggi di spicco della criminalità locale, ritenuti contigui ai clan della provincia di Foggia. Alcuni di loro vennero raggiunti e arrestati dalla squadra mobile il 14 aprile successivo in una cava di Apricena.
Si erano dati alla latitanza e al momento del blitz stavano partecipando ad un vero e proprio summit malavitoso.
Stessa sorte per gli altri evasi, riacciuffati a stretto giro e trasferiti nelle case circondariali di tutta Italia. Cristoforo Aghilar fu l’ultimo ad essere catturato; il killer di Orta Nova venne arrestato dai carabinieri il 29 luglio, mentre si nascondeva in un casolare nella Bat. Fu un fantasma per quasi cinque mesi.
Ma qual è la situazione oggi nel carcere di Foggia? Prima della “grande fuga”, c’era un sovraffollamento record, oltre 600 detenuti rispetto ai 365 posti regolamentari.
Oggi i carcerati, anche per via dei trasferimenti post evasione, sono poco più di 500. Una situazione non facile ma meno allarmante rispetto a quella di un anno fa. Scarseggiano, però, i poliziotti penitenziari, dovrebbero essercene 261, ce ne sono circa la metà.
Fonte: immediato.net
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