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Vaccini – Come cambiano i piani con la sospensione di J&J: dalle farmacie alle carceri

Il vaccino monodose che può essere conservato senza congelamento è atteso per avviare la rete dei farmacisti-vaccinatori. Nel Lazio dosi “riservate” ai detenuti.

La falsa partenza per Janssen di Johnson&Johnson, la cui distribuzione è stata bloccata dopo la sospensione decisa negli Stati Uniti per verificare l’origine dei 6 casi di trombosi (molto rare e particolari) segnalati su 6,8 milioni di dosi somministrate, rischia di segnare un nuovo rallentamento nella campagna vaccinale contro il coronavirus. Ad attendere le prime 184mila dosi dell’immunizzante anti-Covid (monodose, non necessita di richiamo), quarto in ordine di tempo ad essere autorizzato in Italia, sono soprattutto le farmacie, dal momento che può essere tenuto in frigo senza congelamento. Ma, in Regioni come il Lazio, verrà destinato anche alla popolazione carceraria.

Verso la somministrazione agli over 60

«Valuteremo nei prossimi giorni, appena a Ema (Agenzia europea per il controllo dei farmaci, ndr) e Stati Uniti daranno informazioni definitive, quale sarà la strada migliore, ma penso che anche questo vaccino dovrà essere usato, perché è importante» ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. L’orientamento del governo, una volta ripresa la distribuzione del farmaco, è quello di riservare il vaccino J&J (approvvigionamento previsto nel secondo trimestre di 7,31 milioni di dosi) a chi ha più di 60 anni, come accaduto per AstraZeneca (entrambi sono vaccini a vettore virale). Lo ha lasciato intendere Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa (agenzia del farmaco). «Il vaccino J&J – ha detto parlando a Porta a porta – è altamente sicuro, con rapporto rischio beneficio chiaramente favorevole come è stato dimostrato dagli studi» ma «ci sono molte similitudini con il vaccino AstraZeneca, le limitazioni sono quindi possibili e ragionevoli e sarà probabilmente la direzione verso la quale ci si muoverà tutti assieme».

Farmacie, in Liguria già partite

La carenza di dosi Johnson&Johnson avrà ricadute sul canale della somministrazione nelle farmacie, alle quali il vaccino monodose era destinato per la sua facilità di conservazione : sono circa 11mila (10.400 associate a Federfarma e 600 comunali) quelle che hanno dato la loro adesione e disponibilità a somministrare il vaccino anti-Covid in base all’accordo tra Federfarma, Assofarm, Governo, Regioni e Province Autonome. I farmacisti-vaccinatori che hanno frequentato il corso obbligatorio dell’Istituto superiore sanità sono 5mila. Pronti a partire a fine aprile ma si dovrà fare i conti con le disponibilità delle dosi.

Come accaduto in Liguria. La Regione è già partita utilizzando il vaccino AstraZeneca. «Avremo 50 punti per un totale compreso tra 2.500 e 3mila vaccini alla settimana» aveva annunciato già il 16 marzo il presidente ligure Giovanni Toti. Le somministrazioni sono cominciate il 30 marzo in 52 farmacie e il contingentamento a livello nazionale di AstraZeneca non ha permesso di sfruttare a pieno le potenzialità delle rete che potrebbe assicurare 5mila dosi giornaliere.

Carceri, nel Lazio in attesa di J&J

La Regione Lazio aveva annunciato che le prime 18mila dosi di Johnson&Johnson, la cui consegna prima della sospensione era prevista per il 19 aprile, sarebbero andate in prevalenza alle carceri per il personale che vi lavora e per i detenuti. Una distribuzione che dovrà però tener conto delle priorità indicate nell’ordinanza del 9 aprile del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo che dispone la vaccinazione per fasce d’età e fragilità. Prima i più anziani, poi si scende con l’età, anche nei penitenziari. Su una popolazione carceraria complessiva di 52.207 persone gli ultra 50enni sono il 26%.

Nelle carceri italiane, le più sovraffollate dell’Unione europea secondo il recente rapporto del Consiglio d’Europa Space, i detenuti positivi al Covid sono 821, mentre 573 i casi tra i poliziotti penitenziari (dati aggiornati al 13 aprile).

 

 

Fonte: ilsole24ore.com

Redazione OSAPPoggi

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