Nell’aprile del 2020 numerosi detenuti sarebbero stati oggetto di un pestaggio da parte degli agenti di polizia penitenziaria. La procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio per 107 persone.
A convincere i giudici sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, dove nell’aprile del 2020 numerosi detenuti, secondo l’accusa, sarebbero stati oggetto di un violento pestaggio da parte degli agenti di polizia penitenziaria. La procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio per 107 persone. Si tratta, oltre che di agenti, di alcuni funzionari del Dap e di due medici. A giugno scorso, come riporta il quotidiano la Repubblica, il giudice per le indagini preliminari Sergio Enea aveva emesso ordinanze cautelari per una metà degli indagati. Furono 52 gli agenti coinvolti: 8 finirono in carcere, 18 ai domiciliari, 3 ebbero l’obbligo di dimora e 23 vennero sospesi dal servizio.
Adesso l’indagine si allarga a macchia d’olio e a rischiare sono molte persone in più per il pestaggio che sarebbe avvenuto come vendetta da parte degli agenti dopo la vivace protesta del giorno prima da parte dei detenuti che si lamentavano delle condizioni di un carcerato positivo al Covid-19. I video finiti sulla scrivania dei giudici mostrano immagini cruente con i detenuti picchiati con i manganelli da due file di agenti penitenziari. La vicenda destò scalpore fin dall’inizio, tanto che nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ci fu la visita, dopo un mese, del premier Mario Draghi e del ministro della Giustizia Marta Cartabia.
Attualmente sono circa una ventina gli agenti di polizia penitenziaria che devono rispettare l’obbligo di dimora. Nei loro confronti le accuse sono davvero pesanti: tortura, lesioni gravi, falso, depistaggio, omicidio colposo e morte come conseguenza del reato di tortura, poiché uno dei carcerati, che in un primo momento si pensava si fosse suicidato, ora sembra stia emergendo l’ipotesi che sia deceduto in seguito alle botte ricevute in carcere. L’unico prosciolto tra i dipendenti della casa circondariale è Luigi Macari, il quale non era presente il giorno del pestaggio.
Fonte: ilgiornale.it